Il Cinema Coreano Contemporaneo - Identità, Cultura e Politica


Il Cinema Coreano ContemporaneoSempre più spesso ci capita di fare caso ai titoli delle cose e a quanto siano sinceri, rispettosi, simbolici, scorretti, esemplificativi a seconda dei casi. Questa volta il titolo è un po’ fuorviante; Il Cinema Coreano Contemporaneo, sebbene sia una traduzione letterale del titolo originale, può fare ipotizzare un testo sul nuovo cinema locale, sulle "Sassy Girls" e gli "Old Boys". Sbagliato. O almeno non solo. Fortunatamente. Ma andiamo in ordine. Ad aiutare il lettore arriva in soccorso l’esauriente sottotitolo, Identità, Cultura e Politica. Ci troviamo, infatti, di fronte alla traduzione italiana di un testo del 2000, pubblicato in Inghilterra e scritto da una studiosa docente coreana che descrive la storia del cinema locale dalle origini ad oggi, filtrandolo però attraverso gli aspetti socio-politici, e nei riflessi e interscambi tra espressioni culturali del film e politica sociale del periodo analizzato. Ma non solo, una volta tanto ad essere preso in considerazione non è solo il cinema sud-coreano ma anche quello nord-coreano, con conseguenti analisi, rapporti, interscambi sempre affrontati in modo puntuale e competente, senza pregiudizi o slittamenti di parte. Il cinema contemporaneo? Quasi nulla. Fortunatamente però per l’edizione italiana l’autrice ha scritto ex novo un capitolo supplementare (non presente nell’edizione originaria) che va proprio a scandagliare gli ultimi 5 anni di storia della cinematografia locale. Una assoluta ciliegina sulla torta che dona plusvalore al testo rendendo obbligatorio l’acquisto anche a chi già possedeva (come il sottoscritto) il volume originale. Certo, la lettura non è semplice, tra profonde analisi e effluvi di semiotica, ma diviene un testo fondamentale per andare oltre la sola storia del cinema. Non (solo) storia, poca analisi tecnica, ma focalizzazione su un aspetto che spesso viene erroneamente lasciato da parte ossia come il cinema sia riflesso del paese che lo produce o delle forze politiche più o meno occulte che lo muovono. Diviene così una lettura pregiata e obbligatoria per lettori esigenti e completisti, potrebbe risultare solo leggermente complesso per un lettore casuale.

Altro bonus all’edizione italica, un’ulteriore prefazione dell’autrice e una presentazione dell’amico Paolo Bertolin, prolifico critico e giornalista cinematografico con la passione per il “korean touch”.

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Comunicati ufficiali:

Un’avvincente analisi del lavoro dei maggiori registi della Corea del Nord e del Sud svela le motivazioni culturali e ideologiche delle singole opere. La realtà dell’industria cinematografica coreana è percorsa nella sua interezza, dall’esordio nel 1903 al consolidamento nel periodo coloniale giapponese (1910-45) fino allo sviluppo dal dopoguerra ad oggi. L’autrice osserva cinema e  cultura nel loro rimando continuo ed evidenzia le antiche radici comuni e le profonde divergenze di una Corea ancora politicamente divisa. Una rassegna completa del cinema coreano, una lettura innovativa che propone un viaggio affascinante alla scoperta dell’identità culturale coreana e della geniale singolarità di una produzione che spicca nel panorama cinematografico mondiale.

Hyangjin Lee, docente alla Scuola di Studi sull’Asia Orientale dell’Università di Sheffield, si occupa del rapporto fra le dinamiche culturali e i cambiamenti sociali della Corea  contemporanea. Impegnata in un progetto di ricerca sulle interpretazioni cinematografiche della tradizione e dell’identità del proprio Paese, si dedica alla problematica di una possibile futura integrazione tra Corea del Sud e Corea del Nord.