Pianto di Sirena e Altri Racconti


Tanizaki JunichiroNelle pagine che compongono l'omonimo racconto, che poi dà titolo a questa raccolta, Tanizaki parla anche dell'Italia. «..il mio luogo natio è in Europa, nel Mare Mediterraneo. Se in futuro avrai l'occasione di andare in Occidente visiterai l'Italia, nell'Europa meridionale, che è come un paesaggio dipinto in un quadro, particolarmente bella tra i paesi belli. E se con la nave, dopo aver attraversato lo stretto di Messina, passerai al largo del porto di Napoli è proprio lì che noi sirene dimoriamo da molto tempo.» Una descrizione elegiaca, che pone il nostro paese in una dimensione mitica che spesso si ripropone negli esordi dello scrittore che Feltrinelli ha deciso di pubblicare. La fascinazione per l'Europa ritenuta culla della civiltà, così come diversi esotismi tra cui l'uso della lingua Inglese, la continua citazione di scrittori e artisti occidentali sono tratto distintivo evidenziato anche nella postfazione di Adriana Boscaro, vera colonna portante degli studi nipponici in Italia. Suo il merito di aver dotato di scorrevolezza e piacevolezza la scrittura del maestro, che non è faccenda scontata per gli autori giapponesi proposti nella nostra lingua.

Dei sei racconti, scritti tra il 1910 e il 1917, solo Il Tatuaggio era già stato tradotto in una vetusta edizione del 1965. Si tratta del più vecchio dei racconti, il vero e proprio esordio letterario, ma anche il più noto. Le riduzioni cinematografiche, così come gli omaggi più o meno rivelati alla sensuale protagonista tatuata sulla schiena con un mostruoso ragno, sono molteplici. Non solo Irezumi di un nome grosso come Masumura, ma tanta letteratura e cinema avrebbero poi rimestato negli stessi tòpoi: il rapimento, il sadismo seguito dal masochismo, il feticismo e più ampiamente l'indissolubile legame tra bellezza e crudeltà. Assuma tratti allegorici o meno, il racconto di Tanizaki ha spesso sullo sfondo questa oscillazione sensuale dell'uomo tra bellezza e saggezza. Così in Kirin e nel già citato Pianto di Sirena, la sfarzosa ambientazione di principati cinesi vede sempre la contrapposizione tra bellezza e virtù. Nel primo una donna, nel secondo una creatura mitica a fuorviare il nobile. Nel primo Confucio, nel secondo un distinto europeo a rappresentare la retta via.

Quando poi l'ambientazione è più familiare, dietro l'angolo c'è comunque la tentazione, la perversione, la dissolutezza affine al sentimento di rinnovamento forzato, endemico a quell'epoca che lo scrittore si trovava a vivere. Con il travestitismo (Il Segreto, Buffone di Professione) o l'esoterismo (Il Prestigiatore) allora l'uomo può mutare, vivere o rinascere secondo la sua aspirazione. Se con quest'ultimo racconto sulla magia, Tanizaki anticipa in parte la fascinazione per un modello di scrittura alla Poe, che rese celebre il suo quasi contemporaneo collega Edogawa Rampo, con Buffone di Professione anticipa se stesso, lo scrittore che verrà. In queste pagine di fatto esplora quella ridicola doppiezza dell'animo umano, che spinge all'umiliazione per il compiacimento altrui, tratteggiando la silenziosa tragedia nel dissidio del protagonista, diviso dall'amore per una donna inconciliabile con la sua natura di comico.