Solo con gli Occhi


solocongliocchiE' giugno. Sorge un'afosa estate, ma per Hatsu Hasegawa la vita da liceale cominciata da appena due mesi è buia e brulla quanto una gelida giornata invernale spazzata da un vento sferzante che fa socchiudere gli occhi, arrossare le gote e serrare esangui le labbra. Tutti i legami e le vecchie amicizie sono ormai un ricordo, le resta solamente il sorriso di Kinuyo Ogura, eppure la nuova scuola sembra aver circuito anche lei, adeguatasi in fretta ad un modello pervicacemente e maledettamente ostile nei confronti del singolo individuo. Hasegawa infatti si barrica in se stessa, diventa taciturna e si emargina sempre di più fino a soffocare addirittura la sua voglia di lasciarsi andare, partecipando malvolentieri all'attività scolastica, lontana dalle ipocrite risatine di circostanza delle compagne di classe, sola fino al giorno in cui si ritrova involontariamente a far gruppo con Satoshi Ninagawa, anch'egli un escluso sordo alla socievolezza e con una morbosa passione per una modella soprannominata affettuosamente Oli-chan. I due però sono simili solo ad uno sguardo superficiale. Hasegawa nonostante il fiero spirito battagliero che s'impossessa di lei quando c'è in ballo una competizione, cela dietro la sua neonata scontrosità e le sue risicate e sprezzanti parole una tremenda fragilità, causata anche da un dualismo interiore: da una parte il desiderio mal represso di non essere “tagliata fuori”, dall'altra il timore che aprire il cuore agli altri vada a scalfire irreparabilmente il guscio che protegge il suo micromondo personale. Ninagawa invece non nutre verso il prossimo alcun interesse. Da vero otaku vive separato dai genitori in una piccola stanza dove l'ordine regna esclusivamente nello scatolone che raccoglie articoli e un variegato numero di gadget riguardanti l'adorata Oli-chan, ciononostante a dispetto della sua unica amica non sembra spaventato dal contatto con le altre persone. Ne è un esempio in tal senso il diverso modo di approcciarsi l'uno all'altra, Ninagawa non esita a strusciare dolcemente il suo polpastrello sul viso di Hasegawa mentre quest'ultima usa le sue estremità inferiori per scalciare metaforicamente la schiena del ragazzo quando costui è di spalle.

Vincitore in patria di un prestigioso premio letterario, con questo romanzo breve la cui lettura non porta via più di un pomeriggio, la giovane scrittrice (già autrice di Install, da cui l'omonimo film con Aya Ueto) racconta in prima persona un atipico rapporto tra due adolescenti legati dalla solitudine; non c'è infatti complicità né un canonico sentimento d'amore fra loro, solo forse un pizzico di curiosità e un tacito accordo di mutua convivenza. Con scrittura semplice e lineare, rapida e precisa ma che non si dilunga in assillanti dettagli, lasciando piuttosto alla fantasia del lettore la rifinitura del quadro, la Wataya riesce a tessere una vicenda dai toni sobri, né freddi e calcolati né caldi e appassionati, condita da gesti altrettanto misurati, così lontani dalla narrativa occidentale ma in cui è facile cogliere i riverberi di una comunicazione azzerata coltivata da reciproci sguardi elusivi alla quale la cinematografia romantica nipponica ha abituato i suoi fedeli frequentatori.