A Chinese Odyssey Part Two – Cinderella

Voto dell'autore: 4/5

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ChineseOdysseyPartTwoCinderellaLo Scimmiotto era annoiato dall’indole insopportabile del monaco e aveva deciso di non seguirlo nel suo viaggio ma anzi, di offrirlo come dono al King Bull. Ma all’ultimo momento finisce 500 anni avanti nel tempo nei panni di Joker, un inconsapevole brigante. Ora in Cinderella torna di nuovo nel tempo del vero Scimmiotto e ritrova i suoi compagni, Porcellino, Sabbioso e il monaco. Jocker però vuole solo tornare indietro e ritrovare Jing Jing (Karen Mok) mentre l’immortale Zixia (Athena Chu) si innamora di lui.

Fin qui siamo ai livelli del primo capitolo della saga di Jeff Lau tratta dal classico Viaggio in Occidente / Lo Scimmiotto. Ma da questo punto inizia un interminabile rimbalzare nel tempo, un continuo di scambi di caratteri e corpi e una moltiplicazione dei personaggi che produce un frullatore di stimoli narrativi e sensoriali esponenzialmente più frammentari di quelli di A Chinese Odyssey Part One – Pandora’s Box. Il risultato è una maggiore difficoltà nel seguire le infinite vicende, specie per uno spettatore poco avvezzo al genere e alla fonte letteraria. L’operazione dissacratoria nei confronti del classico è costante, ma offre una magistrale caratterizzazione invisibile ma di elevatissima portata del personaggio dello Scimmiotto che regala un finale agrodolce di straordinaria resa. Le coreografie action di Ching Siu-tung sono ancora più presenti anche se non sono l’elemento peculiare dell’opera che spesso trova nella componente comica le sue armi maggiori; irresistibile in questo senso la sequenza musicale (come nei vecchi film della Shaw Brothers basati sullo stesso romanzo) in cui il monaco canta a Jocker  la canzone “only you” con stonature e effetti sonori da karaoke, sequenza irresistibile cha fa il paio con quella dello spegnimento delle zone intime in fiamme del primo film.
Nella genealogia della carriera di Chow, se nel primo film appariva la “axe gang”, da questo arrivano un buon pugno di brani musicali classici che poi ritorneranno in Kung Fu Hustle, oltre al fatto che 20 anni dopo l’attore passerà alla regia di un nuovo adattamento del romanzo, Journey to the West: Conquering the Demons.
L’unica pecca forse è proprio Stephen Chow che seppur sublime nelle zone a comicità moderata, in quella sopra le righe (come quando interpreta lo Scimmiotto) si atteggia troppo ad una vistosa imitazione del Jim Carray di Ace Ventura che usciva proprio quell’anno, vizio che si porta dietro per una manciata di film salvo poi uscirne rinnovato e profondamente maturato.
Il resto è un liberissimo e ingordo frullato di stimoli e trovate perennemente fasciate da una riconoscibilissima patina autoriale tipica del regista. Forse il dittico più tipicamente “cinese” del comico, assolutamente da vedere, quale ottimo esempio delle elevate qualità e libertà del cinema di Jeff Lau e dell’ex colonia inglese in quegli anni.