All About Women

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All About WomenE’ firmata Tsui Hark, eclettico regista e produttore di Hong Kong, con John Woo una delle leggende del cinema d’azione e di arti marziali, ma attivo da oltre trent’anni in tutti i generi cinematografici, questa commedia griffata e glamour sul sesso debole che poi tanto debole non è e sulla crisi dell’identità maschile. Il titolo riecheggia la nota commedia hollywoodiana con Mel Gibson e Helen Hunt.

Qui si intrecciano le vicende di tre donne, la ricercatrice complessata Ou Fanfan, la scrittrice, cantante heavy metal e boxeur Ling Tie e la top manager divoratrice di uomini Lu Tang. Fanfan, camice bianco e occhiali cerchiati di nero, scopre il segreto del fascino per conquistare gli uomini. Lu tang, che invece è circondata di spasimanti, vuole rubarle la formula per fini commerciali. Ling Tie è invece invaghita del supermodello che pubblicizza il marchio dell’azienda di Tang.

La commedia ha ritmo e verve, e scorre via veloce, la trama non è certo l’elemento più importante. Tsui Hark si sbizzarrisce in una serie di scenografie e design studiatissimi, dagli interni candidi e asettici, minimal chic del laboratorio e dell’appartamento di Ou Fanfan, all’ufficio postmoderno, ipertecnologico e laccatissimo di Lu Tang. Gli equivoci si susseguono incalzanti e senza cedimenti. La “sclerosi selettiva” di Fanfan, che si irrigidisce e si blocca come una marionetta ogni volta che un uomo la sfiora è una delle trovate migliori e più divertenti, in particolare in una scena in cui la donna si trova a un corso di tango e deve ballare con un partner maschile. Quello che colpisce è che il regista tra product placement e soluzioni formali e di montaggio notevoli, riesce anche a non banalizzare eccessivamente i personaggi femminili che ha creato, approfondendoli in modo adeguato per una commedia leggera di puro intrattenimento. Tutte e tre le donne hanno a loro modo dei problemi con l’altro sesso, con cui instaurano un rapporto distorto; Fanfan ne ha paura, Lu Tang li domina coi loro stessi mezzi, Ling Tie, nonostante l’atteggiamento esteriore cool, in realtà sogna ancora il principe azzurro. Tutte e tre in realtà desiderano uomini diversi da come sono in realtà, e tutte e tre, non solo Fanfan, soffrono di una sorta di inibizione; Lu Tang non vuole accettare di innamorarsi veramente e non è mai spontanea, Ling Tie è ancora alla ricerca di qualcuno che la sostenga ed è in realtà  molto fragile. In effetti queste tre donne, anche se in forme e modi differenti, non fanno altro che confermarci l’idea che l’unico modo a disposizione di una donna per emergere e affermarsi sia semplicemente inseguire e imitare gli uomini, combattendoli sul loro stesso terreno e alla fine uscendone inevitabilmente perdenti. I nodi si scioglieranno a un concerto rock, dove ognuna delle tre storie intrecciate ritrova l’equilibrio che si era rotto grazie all’esperimento di Fanfan. Hark, dopo il medio successo di Seven Swords, torna in tono solo apparentemente minore con l’aiuto dello sceneggiatore coreano Kwak Jae Yong, il cui tocco si sente decisamente nel film soprattutto nella scrittura dei dialoghi brillanti e spigliati, tentando una strada a lui non troppo congeniale, ma vincendo di fatto la scommessa, grazie alla sua grande abilità ed esperienza.