Big Tits Zombie

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kyonyuVanno poste necessarie e numerose premesse; ogni qualvolta ci si avvicina ad un video di Takao Nakano ci si attende ovviamente una esile sciocchezza, come stessa marca stilistica dichiarata dell’autore, un po’ di veste pruriginosa e qualche dose di sangue. Il tempo passa, ma il regista, originariamente organizzatore di incontri di wrestling femminile, ha visto ampliarsi (di poco) solo i budget ma la solfa del suo universo filmico resta indicativamente la stessa, come in Killer Pussy o nei vecchi Exorsister.
Ora, però, in questa opera c’è di più e di diverso. Oltre ad un occhio al Kill Bill statunitense che si evidenzia più nel trailer che nel film stesso, oltre al fatto che si tratta di un film visibile in 3D, lo stesso sembra ammiccare alle varie operette di successo contemporanee uscite dalla fucina della Nikkatsu/Sushi Typhoon (i vari Tokyo Gore Police et similia). Ma quei filmacci in realtà non fanno altro che riprendere un’idea che Takao Nakano porta avanti da decenni migliorandola in budget e –diciamolo- in talento pur restando il più delle volte oggetti furbi e sciatti. E qui allora il regista più volte accenna a questa sorta di origini seguendo un filone ma rivendicandone una sorta di paternità.
Con un inizio i cui titoli imitano quelli di Ultraman, seguiti da una citazione scritta di Sergio Leone e una prima scena direttamente proveniente dai già citati film della Sushi Typhoon (ma sciattamente ambientanti in una location incartata di nylon per non sporcare gli ambienti col sangue), Big Tits Zombie non è altro che una riduzione a film di un manga locale. Fortunatamente il regista, oltre a circondarsi di un cast di simpatiche bellezze mozzafiato perfettamente in ruolo, decide di regalarsi dei bei dialoghi briosi che più volte provocano il riso nello spettatore.
Tanto orribile sangue digitale, un paio di seni al vento (tra cui, ovviamente, quello di Sora Aoi), un pizzico di azione zombesca e qualche delirio (una donna con la vagina dentata da cui emette fuoco). Ma più che le sequenze gore sono gli inframezzi a convincere, in cui i battibecchi tra le discinte streap teaser, la loro ingenuità e demenza coinvolge più dei vari estremi urlati con gag ai limiti del surreale sorprendenti anche all’interno della stessa filmografia del regista.
Si dovesse fare un paragone con il pessimo Zombie Strippers statunitense, nonostante la sciatteria globale e generale, Big Tits Zombie riesce a convincere di più grazie anche alla solita arma di una pruderie più ingenua e ludica, meno volgare e più surreale.
Siamo sempre a livelli bassi e preferenziali del cinema giapponese, ai bordi del v-cinema più becero, ma fa piacere sorprendersi ancora per un film del regista, non solo per l’accumulo o l’invenzione in sé quanto per l’opera –seppur trascurabile- nella sua interezza.