Bio-Cops

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Nemmeno i fans di Biozombie (Wilson Yip, 1998) riusciranno a difendere questo film che è assolutamente indifendibile. Siamo dalle parti di prodotti infimi del periodo tipo The Mummy, Aged 19 (ancora Wilson Yip, 2002) senza però la confezione pulita del film citato. Tutto infatti nel film è sciatto, saturo di pressappochismo, improvvisato. Brutta e insipida la regia, spesso riciclata, che tenta la carta degli effettini (strobo, step framing) per dare un po’ di vivacità al prodotto. Invano. Assolutamente non coinvolgente la somma di attori “dipinti” (male) di blu o verde che urlano e si contraggono a favore di macchina, raggiungendo il probabile record di film con i peggiori effetti speciali mai fatto ad Hong Kong, peggiori –di nuovo- di quelli già dozzinali di Biozombie. Sangue giallo, verde, raramente rosso e una narrazione inesistente.

Uno scienziato che ha realizzato delle armi umane zombesche da vendere a USA e Russia viene morso e esporta la pestilenza dentro una stazione di polizia assediata. Punto.

Può anche risultare interessante la vaga definizione degli zombie come una nuova forma di razza umana parlante, senziente e sessualmente iperattiva ma lo sviluppo è pessimo. Probabilmente l’elemento più riuscito è il character design del boss degli zombie ma soffocato da due protesine facciali orribili appiccicate male alla buona. Nulla possono gli attori tutti irritanti e antipatici di fronte al progetto, né Stephen Fung, né il “gommoso” Sam Lee, né le due ragazzine.

Nulla può la sequenza balistica finale girata e montata malissimo (elemento poco accettabile da un film di Hong Kong), né quelle marziali ugualmente fragili per tentare di nascondere la povertà e incapacità del tutto, né il retrogusto melò pre finale, né l’insipido finale. Dovendo fare i paragoni era proprio il finale su Biozombie a salvare il film. Qui invece siamo di fronte al nulla pneumatico. Da evitare come la “peste”.

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