Blowback: Love and Death

Voto dell'autore: 3/5

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Blowback: Lova and DeathOrmai Riki Takeuchi è un personaggio base del nuovo cinema giapponese. Ma ancora oggi quando si legge il suo nome, prima di abbinarlo a quello di Miike Takashi viene accostato ad un vecchio film di cui lui è divenuto simbolo assoluto, Blowback: Love and Death. Il film è un action anomalo. Non uno yakuza movie puro, non un film eccellente, non uno perfetto. Cos'è allora? Trattasi di uno strano "kill & revenge", ambientato nei quartieri più poveri e malfamati di Manila, fatto di killer, assassini, mercenari, cacciatori di taglie, generali, perenni facce solcate da mille storie vissute e voci bruciate da migliaia di sigarette fumate. Il film arriva a citare con una certa tranquillità film assai diversi, come palesemente quelli del nostro Sergio Leone (con tanto di duello al carillon), John Woo (nella tecnica e nel look), fino ad una strizzata d'occhio al nostro Django nazionale.
Tradito da un amico e dato per morto, Joe inizia la caccia a coloro che l'hanno attaccato e al loro mandante, affiancato da due complici anomali, una ragazza e un cacciatore di taglie. Responsabile di tutto, un generale spietato in attesa del classico colpo di stato. Quello che colpisce è la risolutezza della messa in scena. Lo stile e il montaggio non sono nè puliti nè raffinati, ma puntano ad una tenuta costante del ritmo utilizzando in modo del tutto irreale i mezzi balistici a disposizione. Efficace ed asciutto sono forse i due aggettivi che meglio si adattano al film. Il cacciatore di taglie non si fa nessun scrupolo ad usare come arma d'ordinanza gomitoli di candelotti di dinamite, la ragaza sembra capitata lì per caso, Joe macina pallottole e solleva artiglieria come nemmeno il protagonista del videogioco “Metal Slug”. Il sangue scorre a fiumi, i proiettili sparati sono irrazionali nella loro quantità, mentre il numero di nemici e le dimensioni delle armi in mano a Joe aumentano sempre di più nel corso del film. E da un certo gusto vedere centinaia di topi dare la caccia ad un gatto micidiale come Riki Takeuchi. La sequenza finale, ennesima variazione al quadrato de Il Mucchio Selvaggio lascia basiti nella sua ingenuità e potenza evocativa e adrenalinica.