Dangerous Flowers

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Dangerous FlowersTra le cinematografie rinate è probabilmente quella thailandese ad ambire allo scettro di industria più vivace e libera del mondo avvicinandosi pericolosamente all’essenza frizzante e pura del cinema di Hong Kong che attualmente si trova in una fase di transizione. Se il cinema coreano è sicuramente più maturo e solido, spesso però soffre di un’impanatura neutrale di asettica impersonalità che lo avvicina molto ad un’essenza da cinema quasi hollywoodiano. Il cinema thailandese invece, faticando spesso a prendersi sul serio, ha seguito molto da vicino l’insegnamento hongkonghese principalmente nei metodi fantasiosi e geniali di celare l’assenza di budget dignitosi (e spesso anche di talento, ammettiamolo) dietro a chiassosi elementi esterni (fotografia, narrazione sopra le righe, libertà e esagerazioni gratuite, tecnica di messa in scena). Anche a livello dei film di “lotta coreografica” il cinema delle due nazioni si è mosso in binari assai vicini grazie ad una tradizione molto “fisica” delle arti marziali trasposta sullo schermo con il talento e la brutalità tipica del cinema dell’ex colonia, lanciando così star riconosciute a livello internazionale come Tony Jaa (Ong Bak, The Protector), senza dimenticare le varie co-produzioni tra i due paesi avvenute nemmeno 20 anni prima. Tutto questo per dire semplicemente che non sorprende notare la nascita di tanti generi fino a poco tempo prima relativamente vergini per questa cinematografia come in questo caso quello delle “patatine menanti” (“women with guns” per gli anglofoni). Già due film precedenti si erano dimostrati goffi ma riusciti e piacevoli prodotti d’intrattenimento; stiamo parlando di M.A.I.D. e The Bullet Wives. Purtroppo Dangeorus Flowers, anziché andare a pescare nelle tradizioni autoctone o di nazioni vicine cerca –aimè- di fare il verso ai film statunitensi (Charlie’s Angels in primis, ma non solo) senza possederne però il senso del ritmo e dell’azione. Aggravato da attori per niente atletici e da coreografie evidentemente non all’altezza, il film si rivela come un totale flop artistico. Non che si possa richiedere a film del genere chissà quale spessore intellettivo (difficilmente mi viene in mente un film del filone dotato di un alto livello culturale) ma almeno del divertimento sottile e alcune buone sequenze di azione si. Purtroppo le sequenze balistiche e dinamitarde ci sono anche, peraltro inventive, ma sviluppate con una pesantezza e una goffaggine da far perdere ogni efficacia al prodotto.

Le “Chai Lai” (dal titolo originale) sono un gruppo di cinque ragazze a servizio di un boss (Mum Jokmok) che devono recuperare una pietra preziosa (capace di scatenare un’apocalisse ecologica) rubata da dei gangster che, con la complicità di una donna, hanno rapito sua figlia per ricattare il marito giapponese possessore del segreto del nascondiglio della gemma. Il film avanza con scontri e gag estremamente becere cercando talvolta di infilare anche effluvi di melodramma sentimentale.  Il tutto però senza il minimo senso del riuscito. Cosa resta quindi?

Restano fortunatamente le attrici, ovviamente lo stato dell’arte delle bellezze thailandesi tra cui si fanno notare la bellissima Bongkoj Khogmalai (Bang Rajan, The Eye 10), Supakson Chaimongkol (crudele su Art of the Devil) e l’unica leggermente atletica, Kessarin Ektawatkul, campionessa di Tae Kwan do e attrice in Born to Fight. Su tutte svetta un paio di volte la superstar assoluta, il prezzemolone Mum Jok Mok regista di The Bodyguard e Hello Yasothorn e attore –tra gli altri- in Ong Bak. L’unico altro elemento che sorprende è la varietà cinica di casi umani e fenomeni infilati all’interno delle lotte, scelta degna del peggior kung fu freak di Hong Kong degli anni ’70; transessuali isterici, anoressiche obese strabiche, colossi di colore ciechi e nani utilizzati come arma a mò di film come The Crippled Masters. Purtroppo tutto questo furore e inventiva (inseguimenti automobilistici, carri armati, scontri subacquei, sparatorie) sono così sterili e goffi che difficilmente riescono a coinvolgere. Ed è un peccato.

Breve gallery di alcune delle attrici del film.