Doppio Tiro

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Doppio TiroIl "double tap" da cui il titolo anglofono è la terminologia specifica nell'ambito del tiro a segno dell'abilità di colpire lo stesso bersaglio in rapida successione. C'è una amichevole rivalità sportiva tra Rick, interpretato da Leslie Cheung (A Better Tomorrow, Rouge) e Miu, interpretato da Alex Fong (One Nite in Mongkok, Explosive City) e nell'ultimo incontro la loro sfida sarà interrotta da un inaspettato imprevisto che cambierà la vita dei due. L'azione si sposta a tre anni dopo quando vengono trovati uccisi alcuni poliziotti, abbattuti da colpi di arma da fuoco particolarmente precisi. Sul caso indaga Miu, mentre in breve la sua strada intersecherà di nuovo quella di Rick in una vicenda speculare in cui sono protagoniste come controparte (come d'altronde era in A Hero Never Dies di Johnnie To) le rispettive donne e come elemento esterno insicuro ed instabile il personaggio interpretato dall'eclettico Vincent Kok (Gorgeous, Forbidden City Cop). Il film nonostante la solarità della prima parte si permea fin dalle sequenze iniziali di una vena di malinconia, nonostante appaia, almeno all'inizio, come un classico prodotto didattico sugli sbirri di Hong Kong. La malinconia prosegue e si gonfia durante il film e diviene sentimento palpabile, quasi disturbante, fruendo come catalizzatore della performance magistrale e soffertissima di Leslie Cheung (che vista oggi, ad anni dalla sua prematura scomparsa assume ancora più tragicità e disperazione). Alla regia Law Chi-leung (Koma, Inner Senses) assistente di routine di Derek Yee (Viva Erotica!, One Nite in Mongkok) qui alla produzione, mentre alle coreografie belliche troviamo il grande Philip Kwok (Hard Boiled, The Cat).
"Le pistole servono per uccidere". "Non è la pistola che uccide, è l'uomo". "Ma è l'uomo che ha inventato la pistola, e l'ha fatto per uccidere". Questo scambio di battute tra i due protagonisti riassume l'intreccio del film, un thriller nerissimo e molto violento (proiettili sparati in faccia da distanza ravvicinata in modalità grafica), ma talmente disperato da conquistarsi un suo posto, più che dignitoso all'interno del genere.