Flying Boys

Voto dell'autore: 3/5

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Flying BoysL'interessante figura della regista Byun Young-joo è fuori da ogni norma e preconcezione e ha operato nella sua carriera delle scelte quantomeno coraggiose. Autrice di alcuni documentari socialmente impegnati, passa di punto in bianco a dirigere un film mainstream intimista che di politico non ha la benché minima traccia, Ardor (2002). Questo scuro e tormentato melodramma non solo rappresenta il suo esordio nel campo commerciale, ma è addirittura incentrato su una storia torbida a base di sesso e tradimento, di scelte estreme e di sofferenza, anche se il modo di trattarla rivela un'attenzione e un delicato punto di vista spiccatamente femminili.

Quindi arriva questo secondo lavoro, e, con esso, un nuovo cambio di prospettive e di registri. Stavolta la Byun decide di parlare del mondo dei giovani, dei loro comportamenti, dei modi di pensare, delle loro idiosincrasie e della loro sfera affettiva. E lo fa in modo sincero, pulito, spesso ironico e divertente, tramite un pugno di giovanissimi attori che se la cavano, in linea generale, abbastanza bene e che sicuramente contribuiscono alla creazione di un solido centro di gravità cui ruota attorno il resto del film.

Al vivace Min-jae, studente delle superiori all'ultimo anno, e al suo compare viene assegnato come punizione l'obbligo di partecipare ad un corso di balletto. Qui ritroverà la ragazza che gli piace, oltre che una ben assortita truppa di aspiranti ballerini.

La Byun si rivela in grado di muoversi con sapienza anche all'interno di un contesto rilassato, tranquillo e riflessivo gestendo con mano sicura, salvo qualche intoppo, un genere di difficile bilanciamento qual è quello della commedia, che in Corea possiede il più delle volte una faccia nascosta malinconicamente drammatica, sfoderata al momento opportuno per imprimere alla trama una svolta più seriosa. Flying Boys non si sottrae a questa prassi mettendo nel piatto le difficoltà della crescita adolescenziale e del passaggio all'età adulta, con i primi amori, le prime vittorie e sconfitte importanti, le scelte sofferte, la passiva accettazione e il riscatto.

A fronte di alcune simpatiche scene davvero da sbellicarsi, sono presenti anche delle sequenze francamente ingenue o ridondanti, per arrivare a quella finale che pare addirittura staccata dal resto del film, messa lì giusto per allungare la minestra. Il vero e proprio "saggio" di balletto, è infatti un inutile Flashdance degli sfigati che annoia lo spettatore e fa piombare a terra la tensione della storia per un bel quarto d'ora. Una digressione noiosissima e inutile che inficia la visione.

Quello che invece viene ricordato più piacevolmente è il versante dolce-amaro, sono i sentimenti genuini dell'adolescenza, la commedia drammatica delle emozioni, a tratti irresistibilmente divertente, anche se con dei leggeri problemi di sceneggiatura.

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