Free and Easy

Voto dell'autore: 3/5

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Abbiamo parlato più volte in questo periodo di un sottogenere in espansione in Cina che è quello del noir rurale regionale, genere da cui stanno uscendo alcuni dei migliori titoli a livello internazionale e che sempre più spesso vincono ai grandi Festival.

Anche questo film ha fatto il suo buon giro di Festival, Sundance incluso, ma inserirlo nel genere sopra citato potrebbe quasi sembrare una forzatura. Certo, va preso atto di come inizi praticamente nello stesso identico modo di Black Coal, Thin Ice e Ghost in the Mountains, ovvero con un personaggio svenuto/sedato e scippato.

Però se è vero che di questi film prende l'ambientazione rurale decadente (e siamo in uno dei casi più eclatanti, quasi l'interezza degli ambienti è pericolante se non un rudere o lo scheletro di qualcosa), al contempo inserisce un maggiore senso del grottesco che allontanandolo dai toni cupi del noir lo porta verso una sorta di bizzarra e sottile commedia nera.

Ma è anche vero che i titoli di cui stiamo parlando rifuggono spesso la maniera caratterizzandosi di volta in volta per micro e maxy elementi volti a donare personalità e unicità, sia l'ambiente, sia la messa in scena, sia la fotografia, sia la narrazione.

In questo caso, volendo fare un banale simbolismo il film sembra una manciata di palline da ping pong gettate in una scatola di scarpe; le guardiamo rimbalzare e cozzare tra loro e addosso alle pareti, fino alla stasi.

Alcuni personaggi si muovono in un territorio geografico limitato, costituito dalle ceneri di una decadente città dell'Heilongjiang, nel freddo nord est della Cina, tra miniere di carbone, neve, ruderi e case fatiscenti. Alcuni sono dei truffatori, altri sono dotati di volantini da appendere e via di volta in volta accomunati da atti, attitudini, percorsi, destinati a scontrarsi.

Perdenti, finti monaci che si confrontano con cristiani con problemi, poliziotti poco reattivi, truffati, picchiatori e un pugno di altre bizzarre e deformi figure umane. Insomma, non le classiche personalità che affollano il cinema cinese contemporaneo.

Diversissimo nella partitura fotografica da Black Coal, Thin Ice e più desolato di My Beloved Bodyguard con i quali condivide la stessa regione usata come location, meno pop nel narrare un tourbillon di personaggi di Have a Nice Day, Free and Easy è una prova interessante dotata di una regia mimetica alla narrazione che raramente si lascia andare a quegli slanci immaginifici di personaggi annegati in contesti scenografici mozzafiato ma quando lo fa ne esce con una dignitosissima resa.