Godzilla Final Wars

Voto dell'autore: 3/5
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Godzilla Final WarsGodzilla compie 50 anni, ha vissuto tre serie, è stato una favola ecologista, è un’icona pop ormai classica, ha cullato una mandria di generazioni, ha intaccato l’infanzia di molti, è stato gadget ma è stato anche capolavoro, simbolo anche duro e metafora. Per questo il parlare di ogni episodio merita il giusto rispetto e decoro, anche in questo caso. Cosa volevano fare con Godzilla Final Wars? Rilanciare la saga? Avvicinare un nuovo pubblico al mito? O rendere solo omaggio a cinquanta anni di storia? E per farlo come hanno potuto pensare di chiamare Ryuhei Kitamura (Versus), uno dei peggiori registi giapponesi (e non peggiore perché non capace, ma perché ostinatamente esegeta del coatto e del tenore grezzo)? Purtroppo Godzilla Final Wars è in realtà due film. Uno, ottimo di kaiju, ed uno orribile di arti marziali che plagia scenette alla moda che spaziano da Matrix a Indipendente Days, Visitors, Star Wars e tanti altri blockbuster USA. In questo il film è puro flop artistico per un duplice motivo. Il primo è che il regista non ha gli attori adatti (dicesi abbastanza atletici) per mettere in piedi in modo efficace le proprie orribili tendenze marziali, secondo, non possiede il minimo tatto, né capacità, né ritmo, né senso dell’epico per trattare i mostri giganti. Crediamo che dopo Godzilla Final Wars apparirà in tutta la più evidente limpidezza quanto sia difficile realizzare un kaiju monster efficace. Ad un purista verrebbe voglia di rimontare il film, eliminare tutte le parti con protagonisti gli umani e lasciare la “guerra finale” dei mostri, rendendo il film lungo un’ora e mezza, anziché più di due estenuanti ore. Fin troppo irriverente anche il trattamento riservato ad alcune creature; l’uccisione violenta di Manda, lo smembramento di Ebira, e l’apparizione lampo e immediato decesso di un “personaggio” storico come Hedora, la creatura tossica. Appurati tutti i difetti si possono constatare però i numerosi pregi del film, che contiene tutto quello che un fans avrebbe voluto vedere, primo tra tutti il coraggio di aver scelto tra la lunga vip list di creature a disposizione non necessariamente le più scontate e moderne, inserendo nel cast anche personaggi minori e anziani come Kumonga, un Kamakiras, Manda, King Caesar ed Ebira.
L’inizio è folgorante, nostalgico e promette bene, fino a che non vengono introdotti gli antipaticissimi personaggi umani in una classica scenetta di lotta alla Kitamura con la macchina da presa che ruota intorno ai personaggi (apparentemente una delle sole tre inquadrature che il regista sa mettere in scena e che ripete ciclicamente di film in film). L’assalto alla terra è ottimo, le maggiori città del mondo sono attaccate contemporaneamente in massa dai mostri storici della saga; Angilas rotola in forma sferica per le vie di Shanghai emettendo gli effetti sonori dei pneumatici delle automobili, Rodan attacca New York, Kamakiras saltella per le vie di Parigi, mentre a Sidney spunta nientemeno che il caso di omonimia statunitense, ossia il Godzilla di Emmerich che verrà annientato in un nanosecondo dal vero Godzilla. Gli alieni invadono la terra, possiedono il potere di dominare e manovrare i mostri ed hanno il look di quelli de L’Invasione degli Astromostri, in un boschetto c’è il figlio di Godzilla difeso da un ragazzino, mentre le Aelinas appaiono ai buoni evocando l’aiuto benefico di Mothra, unica alleata di Godzilla.
Se il character design delle creature è fedele bisogna prendere nota invece del restyling virulento deciso per Gigan, più patinato ed oscuro e con delle doppie motoseghe piazzate alle estremità delle braccia. Introdotta verso il finale una creatura (poco efficace) nuova di zecca, Monster X, un’accozzaglia di lattice che sboccerà in una nuova forma patologica e splendente di King Ghidorah, in una sequenza ad alta suggestione emotiva. La mano pestilenziale del regista ha contaminato anche gli scontri tra le creature e se si può accettare la goliardia di una partita a calcio tra Godzilla portiere, King Caesar attaccante e Angilas palla, a poco serve un Monster X stile kung fu e le varie sgommate dei mostri giganti. Oltretutto l’incapacità registica di Kitamura rende talvolta difficile la comprensione immediata delle dinamiche degli scontri conducendo alla frustrazione visiva. Ottima la scelta di mantenere coraggiosamente la presenza di modellini reali, miniature e tute in lattice contaminando il tutto con degli effetti digitali decisamente discontinui. Sicuramente il difetto più grande è proprio nella scelta del regista, assolutamente inadatto sia tecnicamente che moralmente a prendere in mano le redini di una saga sacra e storica come quella di Godzilla. In altre mani il film sarebbe potuto essere davvero il film definitivo sulla creatura più importante della storia del cinema.