Golgo 13

Voto dell'autore: 3/5
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Premessa:
Golgo 13 è un fumetto noir creato nel 1968 e serializzato sino ai giorni nostri da Saito Takao, padre fondatore del gekida; genere dai toni drammatici caratterizzato da disegni molto realistici.
A scanso di ogni equivoco, vi diciamo subito che il miglior adattamento esistente è il lungometraggio animato del 1983 The Professional Golgo 13 di Dezaki Osamu*, un film intriso di malinconia e atmosfere noir fuse alla perfezione con momenti adrenalinici degni dei migliori film di Hong Kong, il tutto fotografato con colori accesi e forti contrasti d’ombra. Un cult da riscoprire assolutamente.

Duke Togo: alias Golgo 13 soprannome derivato dal Golgota monte dove fu crocefisso Gesù Cristo.
Data di nascita: sconosciuta.
Nazionalità: sconosciuta.
Professione: assassino a pagamento specializzato in missioni impossibili, esperto in arti marziali e tiratore scelto, capace di maneggiare qualsiasi tipo d’arma.

Duke Togo è l’assassino per antonomasia, sguardo freddo, aspetto atletico e conoscenza di sette lingue. Il suo marchio di fabbrica? Una pallottola in mezzo alla fronte!
Protagonista di centinaia d’avventure in ogni luogo del mondo, spesso al servizio della mafia o al centro d’intrighi alla James Bond per conto della C.I.A, Golgo 13 porta a termine i suoi contratti con discrezione e quel pizzico di cinismo che lo rende dannatamente cool, ma di tutto ciò ahimè, nel film non vi è quasi traccia.

Passiamo all’esile trama.
Golgo 13 viene ingaggiato per uccidere un noto boss della droga di Hong Kong, purtroppo il lavoro glielo soffia un assassino al servizio di un’altra fazione. Golgo si trova così coinvolto in un gioco di potere tra mafia, polizia locale e agenti federali americani. In un modo o nell’altro il nostro riuscirà a venirne a capo, lasciando dietro di sè ovviamente una lunga scia di sangue.

Sonny Chiba nei panni di Golgo 13 è perfetto, non vi è dubbio. Le location sono azzeccate e persino i villain fanno la loro figura. Allora cosa non va in questo film?
Tutto o quasi; semplicemente la sceneggiatura e la regia sono terribilmente fiacche, non riescono a coinvolgere lo spettatore nella vicenda. Mancano tutti i tòpos del fumetto; poca azione, quella presente non sfrutta le notevoli capacità fisiche del protagonista. Assente il “pelo” che nel fumetto e nel film di Dezaki Osamu sono un contorno importante e, come se non bastasse, la trama è troppo elementare per incuriosire minimamente.
Si salvano solo tre sequenze che però non bastano risollevare la sorte del film. La prima vede Golgo 13 battersi contro una decina di teppisti armati di coltelli; notevoli i close up sulle ferite inferte dai pugni e calci, compreso uno spettacolare colpo di pistola sparato durante una piroetta, quasi ad anticipare le funamboliche gesta degli eroi di John Woo.
La seconda è un inseguimento per le strade di Hong Kong, degno dei polizieschi di Lenzi e soci, ma ancora una volta la regia debole non ne valorizza appieno le potenzialità.
L’ultima scena è un piccolo “solos” di Shiomi Etsuko, che dà prova delle proprie abilità marziali e stunt imparate alla scuola del suo mentore Sonny Chiba. Il resto è noia.
In conclusione consigliamo la visione solo ai fanatici del nostro eroe o agli amanti degli spy movie di serie B, ma assolutamente non esiste alcun paragone qualitativo col Golgo 13 dei fumetti o del film di Dezaki Osamu.

*Dezaki Osamu è un regista di culto dell’animazione giapponese. Basti citare Rocky Joe (Ashita no jo, 1970) serie e film, Jenny la Tennista (E-su wo nerae, 1973), Lupin III (Rupan Sansei, 1971) e un’infinità di altri progetti per capire la sua importanza.