Grotesque

Voto dell'autore: 3/5

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Che stranezza. La produzione di un film del genere, torture-porn lanciato come sorta di Saw giapponese, aveva esaltato i più, producendo scetticismo in una fascia di utenza più consapevole ormai abituata a tanti film prodotti nel paese, più per un pubblico occidentale che locale. La verità invece è altrove. Difficile che un film del genere possa conquistare lo stesso target mainstream di film come Hostel o Saw per il semplice fatto che è ben più estremo dei titoli appena citati.
Al contempo si avvicina a film ben radicati nella cultura locale di appartenenza; a venirci subito alla mente con un balzo indietro di un ventennio è la serie dei Guinea Pig (stessa attitudine alla non-storia e ciclicità gratuita dell’abuso) e al contempo sembra uno spaccato del cinema estremo di Daisuke Yamanouchi solamente costruito con maggiori fondi e mezzi.

Uno psicotico stende pedoni a colpi di martello e li rinchiude in un bunker. Questa volta è toccato ad una coppia di timidi fidanzatini. Dopodiché ne abusa e li fa a pezzi per l’intera durata del film a ritmo di musica classica; eccessi sessuali, amputazioni, perforazioni, collane costruite assemblando dita e capezzoli, castrazioni, sbudellamenti, decapitazioni, il tutto assortito di nudità e di profluvi di liquidi vari (sangue, sperma, vomito..).

Decisamente per stomaci blindati. Il regista di The Slit-Mouthed Woman gioca con una regia mediamente funzionale e una fotografia cupissima e calda che cozza con quella fredda e azzurrina dell’idilliaco esterno luogo di vita e salvezza. E il “grotesque”? Quello arriva nel piacevole finale. Un film mediamente inutile, perfettamente funzionale, per nostalgici o fans dell’estremo senza compromessi.