Gunhed

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GunhedGunhed ha come maggiore problema il fatto di essere uscito dopo Aliens e Terminator, film che Harada conosceva bene avendo lavorato come critico cinematografico a Los Angeles e di qui una carenza di involontaria (?) originalità di rimbalzo. Nonostante tutto, il regista dichiara che il lavoro è molto personale e che da tempo desiderava dirigere un prodotto di sci-fi sullo stile del romanzo Starship Troopers. Il soggetto base però proveniva da mano statunitense, James Bannon, che con due scritti aveva partecipato ad un concorso per trovare la base del nuovo lungometraggio dedicato a Godzilla (ma verrà battuto da Kobayashi Shinichiro dal cui lavoro nascerà Godzilla VS Biollante). La Toho non abbandonò lo scritto di Bannon ma lo riciclò come base per Gunhed, blockbuster da dieci milioni di dollari statunitensi che gradualmente, su pressione della casa di produzione, mutò di senso e stile; dopo ben dieci stesure della sceneggiatura venne imposta la presenza di alcuni personaggi, una donna e dei bambini, il cambiamento delle dimensioni dei robot (da taglia umana come ipotizzato dal regista a colossi giganti, di godzilliana memoria) fino a dovere lottare con i tempi ristretti e l’eccessiva ambizione degli effetti. Giunto poi negli USA il film venne rimaneggiato e doppiato, producendo un’ulteriore versione parzialmente deforme.
Il merito più grande del film (per cui viene solitamente ricordato) è la gloriosa messa in scena dei mastodontici mech, tra cui il Gunhed costruito in scala reale 1:1 e alto quasi sette metri, realizzato dal genio degli effetti speciali Kawakita Koichi, discepolo di Eiji Tsuburaya e con una carriera avvolta dalla magia dei tokusatsu, dai Godzilla agli Ultraman. Sbirciando per bene tra i titoli di coda notiamo anche il nome di Keita Amemiya (Garo, Zeiram) accreditato agli “effect animation”. Sicuramente i mech realizzati nelle varie forme e dimensioni sono alcuni tra i più impressionanti effetti speciali classici mai realizzati, con la classica perizia e feticismo nipponico verso il “fotorealismo” (riferito all'origine  solitamente cartacea del progetto) e la verosomiglianza meccanica. Peccato che a livello di ritmo e resa visiva soffra dei classici limiti di tanto cinema fantastico giapponese degli anni ’80  e che la noia e lo scarso interesse del tutto si faccia spesso sentire.

In Gunhed viene evocato un futuro in cui una azienda, la Cybortech Corporation, costruisce un ciclopico complesso industriale su un’isola chiamata 8J0, atto a produrre dei robot. Il cuore dell’edificio è denominato Cyron 5 (altre volte accreditato come Kyron-5) e contiene il più potente computer esistente al mondo. Tutto fila liscio per venti anni ma il 4 giugno 2025 Cyron 5 dichiara guerra al mondo; vengono mandati degli eserciti sull’isola, come rappresaglia, e inizia la grande guerra dei robot. Al trecentottantatreesimo giorno si celebra il grande, devastante scontro finale che lascia un campo di battaglia vuoto e silente. Tredici anni dopo, una navicella di pirati spaziali (capitanati da Mickey Curtis, veterano già visto in Izo e Agitator di Miike) atterra sull’isola ma vengono quasi in toto sterminati tranne il meccanico Brooklyn (Takashima Masahiro), una ranger, Nim (Brenda Bakke) e un bambino trovato in loco. Mentre Nim cerca il Texmexium, rara e inestimabile fonte di energia, Brooklyn scopre il Gunhed, un robot sopito, riesce a riattivarlo e cerca di utilizzarlo per evadere dal labirinto robotico farcito di trappole in cui è caduto, dovendo confrontarsi alla fine contro un altro mastodontico mech suo pari.

Purtroppo il risultato finale delude e non riesce a coinvolgere lo spettatore con ritmo e senso del meraviglioso, accecandolo però con l’ottima visione dei colossali e ingombranti mech che si mangiano in un solo boccone praticamente tutti i suoi concorrenti, a partire da quelli del Robot Jox (uscito praticamente lo stesso anno) di Stuart Gordon, "simpatici" ma goffissimi.
Al film è ispirato un videogioco omonimo uscito nello stesso anno, sviluppato dalla Hudson Soft, di discreto successo e fattura.