Hard Hit

Voto dell'autore: 3/5

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Tutto inizia durante una bella mattina, quando le uniche preoccupazioni sono l’accompagnare i figli a scuola o risolvere i disguidi con la moglie. Poi quello che non ti aspetti accade. Qualcuno ha messo una bomba nella tua macchina e tu ci sei seduto sopra. Se ti alzi, è finita.

Questo è l’inizio dell’opera prima di Kim Chang-ju, che dopo essere stato il responsabile del montaggio di film quali Snowpiercer, The Terror Live e Tunnel passa dietro la macchina da presa. In effetti, per chi ha visto anche le sopracitate pellicole, è possibile notare lo stile dell’artista, attratto da situazioni al cardiopalma che accadono all’improvviso, e che ci vengono mostrate come se fossero vissute "in diretta" dai protagonisti.

Remake del film spagnolo Desconocido - Resa dei conti (2015) diretto da Dani de la Torre, Hard Hit presenta sì molte similarità con l’opera originale, ma allo stesso tempo si distacca da essa, adattando qualche caratteristica alla società sudcoreana. Analizzando gli aspetti analoghi si possono notare però anche dei difetti che il regista coreano non ha saputo eliminare. Primo su tutti l’incontro tra il protagonista, il simpatico Jo Woo-jin (The Battle: Roar to Victory) che veste i panni di Seong-gyu (il padre di famiglia), e il suo presunto fratello, che si rivela poi essere l’organizzatore dell’attentato. Sembra abbastanza improbabile che la polizia lasci avvicinare uno sconosciuto (sopratutto senza neanche aver controllato chi sia) ad una macchina su cui è stata installata una bomba, e che è circondata da numerosi artificieri, dei quali tra l’altro il responsabile è interpretato dall’attrice Jin Kyung (The Witness, Beasts Clawing at Straws).

A parte questo, per chi scrive le differenze più interessanti con l’originale sono: la foto di famiglia presente sul cellulare messo di nascosto dal criminale nella macchina del protagonista e il pentimento di Seong-gyu, che dopo aver fatto un esame di coscienza rivela tutto ciò che la banca dove lavora non aveva detto ai suoi investitori, così ingannandoli. Se nell’opera spagnola la foto mostra la presenza del padre, nel film coreano invece l’assenza della figura paterna mette ancora più in risalto l’eventuale distanza che si viene a creare tra un padre, costretto a turni di lavoro estenuanti e la sua famiglia, piaga questa dell’attuale società coreana.

Per quanto riguarda invece la confessione degli inganni perpetrati ai danni degli investitori, mentre nel film spagnolo il tutto avviene tramite telefono all’interno dell’auto, nell’opera coreana si da più risalto all’avvenimento creando una scena apposita. E’ possibile infatti vedere come Seong-gyu esca dal tribunale e venga circondato da curiosi giornalisti e telecamere che gli pongono domande sull’accaduto. Scena questa non solo tipica dei film o dei drama coreani, ma della quotidianità del paese. 

Nonostante tutto, sebbene il film non sia stato in grado di porre rimedio ad alcuni difetti dell’originale, per chi scrive si pone comunque al di sopra dell’opera spagnola per altri aspetti, quali la recitazione dei ragazzini, interpretati da Lee Jae-in (figlia) e Kim Tae-Yul (figlio), e l’indagine della polizia, che viene mostrata in maniera molto più chiara.

Considerando che l’opera è stata girata all’interno di un auto per la maggior parte del tempo, con anche qualche delizioso long take, alla fine Hard Hit, mostrandoci Busan con la sua famosa spiaggia di Haeundae e i famosi ponti e grattacieli che caratterizzano la città, rimane comunque un film che soprattutto nella prima parte riesce a far crescere la tensione e catturare lo spettatore, rendendo la fruizione più che godibile.