Il Fantasma di Mae Nak

Voto dell'autore: 3/5

VOTA ANCHE TU!

InguardabilePassabilePiacevoleConsigliatoImperdibile (4 votes, average: 1,50 out of 5)

Il Fantasma di Mae NakAnomalo progetto questo Ghost of Mae Nak. Il direttore della fotografia inglese Mark Duffield dopo aver visionato il classico thailandese Nang Nak (Nonzee Nimibutr, 1999) decide di approfondire la storia, si studia per bene la leggenda popolare che sottende al film e poi, supportato dalla De Warrenne Pictures di Tom Walzer, si trasferisce in Thailandia e decide di firmare il suo film d’esordio costruendo una rivisitazione -e al contempo proseguo- della leggenda, in chiave urbana contemporanea. La leggenda di Mae Nak (anche scritto Mae Naak) è famosissima in Thailandia ed è un classico oggetto di paura per spaventare i bambini. La vicenda in questione, una sorta di Storia di Fantasmi Cinesi thailandese è stata portata sullo schermo decine di volte fino all’ormai classico film di svolta Nang Nak di Nonzee Nimibutr nel 1999.
Essa racconta di una coppia e del legame idilliaco che li lega. Quando Nai Maak è mandato in guerra, Mae Nak muore di parto. Lui rimane ferito e quando ritorna trova il fantasma della moglie ad aspettarlo, rimasto a vagare sulla terra in nome dell’amore. Ma Mae Nak non ha il coraggio di rivelare la verità al marito nella speranza di un preseguimento dell’idillio tra i due. Sarà solo la glacialità della popolazione locale e risvegliare l’uomo e a rivelargli la verità in tutto il suo dolore.
La storia del film inizia esattamente più di cento anni dopo ed ha per protagonisti due novelli sposi, una ciurma di cittadini permeati di tutti i mali contaminanti della società capitalista e il fantasma di Mae Nak ancora vagante nella casa dei due, guarda caso l’edificio più longevo di Bangkok.
Vista la nazionalità del regista alla fine si può parlare di film inglese o thailandese? Assolutamente la seconda. Il produttore è nativo del luogo, tutti gli attori sono locali (provenienti direttamente da programmi tv di successo) così come molte maestranze, le location, lo stile e l’aura interna del film stesso, assolutamente mimetica allo stile del cinema contemporaneo del luogo e totalmente integrato in tutto l’immaginario evocato.Per ricostruire il mito in chiave contemporanea il regista decide così di prolungare la leggenda esistente e di far si che il fantasma di Mae Nak (ed ecco un altro fantasma d’amore che si affianca alle tristi Sadako, Tomie, Asami Yamazaki, Natre, Hanako san) sia ancora vagante e in cerca di pace. Così si prende a cuore le vicende di una coppia di novelli sposi lacerando i fili che tengono in piedi le vite di tutta una progenie di esseri umani violenti e immorali che girano intorno ai due puri. La leggenda popolare è sia diegetica al film che rappresentata come storia verbale narrata da alcuni personaggi fino ad una sua ricostruzione per immagini proposta durante il film, il tutto adattato allo stile derivante dalle nuove tecnologie e all’immaginario imposto dal new horror nipponico.Il film si muove stanco e con poca originalità a dire il vero, anche se bisogna ammettere che alcune apparizioni di Mae Nak colpiscono nel segno. A tenere vigile l’attenzione dello spettatore, un paio di sequenze ultragore figlie del metodo Art of the Devil e che esplodono improvvise e inaspettate nel furore del loro eccesso deflagrante. Così quasi un decennio dopo Nang Nak arriva questo film a fissarsi come virgola nella storia del cinema thailandese, una punteggiatura cinematografica che può fare volgere lo sguardo e razionalizzare la storia di un decennio magico di una delle cinematografie più vitali del mondo.