It Comes

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La palette cromatica di Tetsuya Nakajima negli anni è andata via via spegnendosi. Il furore cromatico che caratterizzava la fortuna degli esordi che l'hanno reso celebre anche ad un pubblico occidentale si sono andati via via degradando nelle dominanti del nero.

E così il pop luminescente di titoli come Kamikaze Girls, Memories of Matsuko e Paco and the Magical Book hanno lasciato spazio al nero pece di Confessions, un dramma thriller, e al furore postmoderno di The World of Kanako, sorta di riuscito noir sperimentale. E finalmente il regista sprofonda totalmente in un genere “puro”, l'horror, con It Comes.

Disegna forse il suo film più debole e sfilacciato, ma opera personale, riconoscibile e permeata come in ogni caso da mastodontiche fette di cinema, una post produzione audio complessa e ricercata, e degli attori in stato di grazia tra cui la fedelissima Nana Komatsu, di un talento, una bellezza e un carisma davvero disarmanti.

It Comes narra di un orrore ancestrale e sanguinario che colpisce un nucleo familiare idilliaco e le persone intorno ad esso. Il fattore determinante è la modalità in cui la sceneggiatura mostri nella sua evoluzione come la personalità di ogni singolo personaggio sia più spietata, violenta e ipocrita del demone stesso che si palesa quasi come falò purificatore a fronte di personaggi calati in ruoli istituzionali addosso ai quali si ancorano per avere conferme sociali.

Una sorta di Teorema di Pasolini dove il “visitatore Q” è incarnato da un demone potentissimo capace di far letteralmente deflagrare i corpi in un istante.

Un altro elemento interessante introdotto, mediamente inedito, è la compenetrazione dell'elemento folkloristico rituale rurale nel tessuto urbano della grande metropoli. Per tentare di arginare la potenza e avanzata delle forze del male sarà sgomberato e messo sotto quarantena un intero isolato di Tokyo con compiacente collaborazione tra forze di polizia e negromanti giunti da tutta la nazione per attivare i loro pittoreschi riti.

It Comes si rivela quindi non come il miglior film del regista, ma come altri suoi titoli meno completi fornisce per tutta la visione altri stimoli o guizzi di talento e di originalità ai quali ancorarsi per fruire comunque di rilevantissime fette di cinema.