Legend of the Liquid Sword

Voto dell'autore: 3/5
InguardabilePassabilePiacevoleConsigliatoImperdibile (1 votes, average: 4,00 out of 5)

LegendofTheLiquidSwordWong Jing, con un’impudenza e una libertà (o irresponsabilità) impressionante dirige un colossal wuxia dalle sfumature fantasy, fastoso, ricco, saturo, carico, impossibile e “inesistente”. Nulla c’è nel film/set di quello che vede lo spettatore, infatti, e  nessuno, dal regista agli attori aveva probabilmente idea di cosa stesse raccontando questo The Legend of the Liquid Sword, passeggiando tra numerosi e ricchi set, attori che vanno e vengono, comparse brillanti (Gordon Liu Chia-hui, Sharla Cheung-man), cast stellare (Aaron Kwok, Chingmy Yau, Anita Yuen, Norman Chu), effetti e coreografie dei duelli alle quali hanno collaborato una buona decina di coreografi. Effettivamente non ci si costruisce alla fine un’idea ben coerente di ciò che si è visto, ovvero una successione di sequenze pregne di ironia bassissima alternate da folgoranti e sporchissime scene di duelli aerei, tipici della fabbrica di Wong Jing: disarticolate, violentissime, tendenti all’accumulo di stimoli, siano essi fumo, luci, wirework e furia degli elementi rappresentata qui da continue e inutili esplosioni e vortici d’acqua. Tutto può accadere durante il film partendo da un cattivo che si fa chiamare Batman ovvero un violentissimo guerriero vestito da pipistrello che raggiunto da un colpo di un maestro di arti marziali rischia di congelarsi durante i duelli e per ovviare a questa evenienza è costretto a succhiare il sangue a delle innocenti fanciulle. Il climax dell’assurdo si raggiunge sul finale quando a salvare i nostri eroi giunge un “deus ex machina” (mai nome fu più calzante) ovvero Gesù, guerriero acconciato con un’iconografia cristiana poggiato su una croce e dotato del pugno sacro che provoca esplosioni a distanza; lo vediamo arrivare, fare battute parodistiche e irriverenti di stampo cattolico e poi scomparire quando non serve più. Tutto questo al ritmo della colonna sonora di Jesus Christ Superstar. Il cinema di Wong Jing è spesso composto in questo modo; ogni elemento deve durare giusto il tempo di creare una reazione nello spettatore e ogni metodo è lecito per ottenere questo risultato. Senza pudori, coerenza e compromessi.
Un cast stellare con uno stoicismo impressionante e una serietà incredibile si lascia andare alla recitazione di assurdi dialoghi in posizioni epiche senza tradire un minimo di imbarazzo. E’ solo il tocco di Wong Jing a mutare in quello che non è nemmeno un film nell’accezione comune del termine ma un puro fallimento cinematografico, in un oggetto che non cambia di essenza ma conserva comunque alcune riflessioni legittime. L’elemento forse più intrigante sono le accelerazioni delle immagini spesso dichiarate ed esplicitate per ottenere un doppio risultato: uno comico e questo ci interessa poco. Il secondo è quello dinamico in alcuni scontri; e questo è più interessante e almeno una volta ottiene un risultato surreale e furioso. Un wuxia folle e incontenibile solo per appassionati, di fine genere, quando ci si stava avviando alla fine della storia della coreografia aerea ad Hong Kong e quando Hollywood stava quasi per scoprirla.