L’Ilya

Voto dell'autore: 3/5

VOTA ANCHE TU!

InguardabilePassabilePiacevoleConsigliatoImperdibile (1 votes, average: 4,00 out of 5)

LIliaIlya contatta aspiranti suicidi, li intervista e li riprende durante il loro gesto estremo senza intervenire in alcun modo nello svolgimento dello stesso. Monta le immagini riprese, le postproduce, ci aggiunge musica e realizza prestigiosi prodotti di videoarte che finiscono come retroproiezioni durante delle feste. Il suo ragazzo, fotografo professionista, si toglie la vita. Degli interrogativi iniziano ad affollare la mente della ragazza.
Lontano dal genere e più vicino ad un’intellettuale opera colta, L’Ilya è un breve (39 minuti) video indipendente girato in 16mm che ha fatto il giro dei festival. Fatti i debiti paragoni può evocare l’opera di autori occidentali quali Buttgereit o Cerdà, ma decisamente più contenuta e meno estrema. La glaciale efficacia degli effetti speciali, però, spinge il film nel continuo precario equilibrio tra disturbo, repulsione e attrazione morale verso l’opera, in questo senso assolutamente interessante. Il film è pacato e freddo, asettico ma partecipe, lontanissimo dalla concezione stereotipata dell’horror asiatico, visto che oltretutto non si tratta nemmeno propriamente di un horror. In questo senso siamo anche lontanissimi da prodotti come Suicide Club e/o Suicide Manual, visto che non si presenta affatto né una spettacolarizzazione, né un’enfasi dell’evento, ma un candido e rispettoso realismo fasciato di sensibilità artistica.
L’Ilya rappresenta un’interessante riflessione su un tema quantomai attuale in Giappone, quello del suicidio, e l’essenza indipendente del prodotto non fa che potenziarne la portata narrativa e contenutistica.