Mutant Girls Squad

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Mutant Girls SquadSenza nemmeno dover attendere la fine dei titoli di coda ci si rende subito conto come Sakaguchi Tak, Iguchi Noboru e Nishimura Yoshiro si siano divisi il lavoro nei tre capitoli che compongono Mutant Girls Squad. Sono infatti troppo facilmente discernibili le capacità tecniche e stilistiche dei tre registi. Nella prima parte in cui Rin (Sugimoto Yuki) scopre di essere una mutante, figlia di altrettanti mutanti, al timone è il simpatico Sakaguchi Tak (Be a Man! Samurai School, Yoroi: The Samurai Zombie). Come noto, sebbene migliori sempre più come coreografo e attore, la regia non è certamente il suo forte. Ce la mette tutta e la sua parte è esattamente tamarra e oltre i limiti come tutte le produzioni in cui figura da attore-coreografo, come per esempio il recente Yakuza Weapon, ma al solito tanta vitalità ed esuberanza non lo premiano. La noia arriva giusto quando viene a dargli il cambio Iguchi Noboru che dei tre è certamente il più tecnico e capace, sebbene rispetto al suo compare manchi proprio di senso del ritmo. E’ una cosa decisamente buffa, ma nelle caratteristiche in cui uno dei tre è sufficiente, solitamente è l’altro a deficere. Ad ogni modo la parte di Iguchi è forse la migliore: Rin scopertasi mutante viene reclutata dall’associazione smaniosa di potere di cui l’effeminato Kisaragi (Sakaguchi Tak), vestito di paramenti classici della tradizione dei samurai, è capo assoluto.

Rin avrà modo anche di conoscere le altre ragazze mutanti dello strampalato esercito, tra cui spiccano la cattivissima ragazza-falco Rei (Takayama Yuko) e la dolcissima  ragazza-polpo Yoshie (Morita Suzuka), mentre il resto è composto dalle solite creature dal corpo modificato a cui ci ha abituato l’effettista Nishimura. Sebbene suoni un po’ strano parlare di usuale in questo genere di cose, bisogna pur ammettere che vedere uscire spade dai seni (Izumi Cay) o motoseghe dai deretani (Kotono)  sia diventato abbastanza prevedibile dopo l’avvento della Sushi Typhoon. Nella sua mezz'ora scarsa però Iguchi confeziona la parte migliore del film in un vero e proprio delirio di citazioni, partendo dal far indossare alla protagonista un elmo terribilmente simile a quello di Sukeban Deka, celebre serie tv circa una poliziotta in marinaretta armata di yo-yo, da cui è stato recentemente tratto un remake moderno ad opera di Fukasaku Kenta (Yo-Yo Girl Cop). Altra serie tv citata è quel Denjin Zaborgar, da cui lo stesso Iguchi avrebbe tratto un film l'anno dopo (Karate Robo Zaborgar), con un robot dal look molto camp decisamente simile a quello di Miss Borg dalla serie.

La citazione più clamorosa è però quella di vestire Asami come Jubei Yagyu, samurai realmente esistito e tipicamente rappresentato con un occhio bendato, che venne portato più volte sullo schermo dall’uomo-mito Sonny Chiba (Shogun’s Samurai, Samurai Reincarnation, ma anche diverse serie TV). Non ultima arriva poi la morte della stessa attrice e trattasi di una citazione (reo confessa) di un classico del cinema exploitation italiano, ovvero quella della ragazza impalata in Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato. Quando invece tocca a Nishimura portare al termine il film l’unica citazione ravvisabile è quella del primo Kamen Rider con le mutanti armate di una cinta esplosiva che ricorda decisamente tanto, forse troppo, quella che permetteva all’eroe di fare henshin. A parte le curiosità il film non si salva dall'ignominia e dall'abisso in cui Nishimura lo spinge. Il finale è noioso e tinto di sangue fino alla noia. Non strappano alcun sorriso le gag estreme, così come il tentativo di virarla in una apocalisse pop è talmente impacciato da far rivalutare quanto visto in Tokyo Gore Police e nei suoi avanzi 63 minutes later. Come al solito tanto profluvio di effetti speciali sono messi al servizio di una pessima narrazione che non porta da alcuna parte.

Come se poi non si fosse mai paghi di queste operazioni il film è anche dotato di un prequel (Yoshie Zero), dedicato alla creatura più simpatica creata da Nishimura e interpretata sempre da Morita Suzuka del gruppo delle Idoling!!!, gruppo di fanciulle sponsorizzato da Fuji TV che continua a sfornare ragazze che spesso si ritrovano in questo tipo di produzioni. Ad esempio la collega Yazawa Erika era protagonista della serie tv The Ancient Dogoo Girl a cui molti dei matti della Sushi Typhoon hanno collaborato. Il mondo è davvero piccolo.

Poster e materiale promozionale: