Obaltan

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ObaltanAmbientato due anni dopo la guerra di Corea, Obaltan segue le vicende di due fratelli: uno sposato, con un deprimente lavoro che non basta a mantenere la sua famiglia (moglie, figli, fratelli, madre) e tormentato da una nevralgia costante; l'altro fratello è invece, in contrapposizione, un veterano disoccupato che non è riuscito dopo la guerra a reintegrarsi in una società sempre più cinica e arrivista (l'esempio del mondo cinematografico è illuminante in proposito). Entrambi tentano, il primo con umiltà, rassegnazione e senso del dovere, il secondo con orgoglio, speranza e coraggio, di restare a galla in un mondo impietoso che sembra concedere solo povertà e amori impossibili.
Accompagnata insistentemente dal lamento indisponente dell'anziana madre ("Ka-jà!", usciamo di qua!) la visione del film a un certo punto comincia a rivelarsi sempre più dura e esasperante, e proprio per questo ancor più coinvolgente, e colpiscono nel segno certe dichiarazioni, tristi quanto concise, confessate dai personaggi, i quali, disillusi e senza prospettive, similmente a dei proiettili senza bersaglio, non possono far altro che vagare inutilmente verso la deriva.
C'è una scena, in particolare, esplicativa dell'atmosfera che si respira in Obaltan e che, a una prima visione può sfuggire. Fermo ad un passaggio a livello, il fratello disoccupato riconosce, al lato opposto dei binari, quella che era stata la sua infermiera e della quale si era probabilmente invaghito, ma non appena i due si salutano, subito un treno sfreccia sui binari, dividendoli inaspettatamente, simboleggiando il presagio di un futuro non facile per la coppia.
La qualità video del DVD coreano dipende purtroppo dall'unica copia superstite della pellicola che, senza alcun restauro, versa davvero in un pessimo stato (sottotitoli scritti a mano e non removibili, frasi non tradotte, luminosità che viene meno, un'infinità di graffi, buchi e disturbi vari). Però il film è davvero unico, realistico, disperatissimo, e nel finale si abbandona a dosi di cattiva sorte tanto concentrate da essere perversamente affascinanti.