Onimasa

Voto dell'autore: 4/5

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Poco importa cosa racconti Onimasa nei suoi estenuanti 140 minuti. Tanti dialoghi, un’epica lunga 40 anni, corale e brulicante, ritmo pacato e pochissima azione. Poco importa, dicevamo, perché il regista è Gosha Hideo, probabilmente uno dei più grandi narratori per immagini della storia e ci si può candidamente abbandonare alla perfezione del tutto all’interno delle sue opere; il rigore della regia, ogni perfetto taglio di montaggio, la complessità del contenuto del quadro, le scenografie fuse ad una fotografia sempre pertinente, la straordinaria direzione degli attori, la selezione del cast, gli accessi visionari. Tutta merce ottima e rara per chi davvero ama la settima arte, un vero piacere per gli occhi, utile da fare studiare nelle scuole per capire il cinema.
Una sorta di flashback incanala la narrazione nella storia di una ragazzina, (Masako Natsume), strappata ai genitori per divenire figlia adottiva di un boss della yakuza, l’Onimasa del titolo (interpretato da un magistrale Nakadai). Un attimo e la storia si incarna nella vita dell’uomo, ascesa, tradimenti, mutazioni storiche e sociali, decadenza.

Un briciolo di set sontuosi, abbondante ritualità verbale propria di tanti yakuza eiga del periodo e un breve, violento e incantevole duello finale che lascia il segno. Il film è stato presentato ai 55th Academy Awards come migliore film straniero e risibilmente rifiutato. Grande successo in patria, grande cinema mondiale.