Overheard 2

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overheard-2-2011-2Squadra che vince non si cambia. Deve essere questa la parola d’ordine in  Overheard 2, visto che vediamo riconfermata in blocco la squadra di registi e attori che aveva reso grande il primo episodio.  Ma questo seguito è tutto fuorché una minestra riscaldata, anzi, rimanendo nel campo delle metafore culinarie potremmo dire che nonostante gli ingredienti siano gli stessi, il sapore del piatto finito è decisamente diverso.

Un broker in odore di speculazione scopre, a seguito di un incidente, che nella sua auto è stato impiantata una cimice. Sul caso indaga un ispettore di polizia che si troverà presto a dare la caccia ad un ex veterano dell’esercito che sta conducendo una sorta di “guerra personale”  a colpi di intercettazioni e ricatti contro un potente gruppo di speculatori che da decenni manipola il mercato finanziario di Hong Kong.

Il duo Mak e Chong  opta per una storia dal respiro più ampio e maggiormente articolata, prende il trio di attori e gli fa vestire i panni di tre personaggi distanti e in conflitto tra loro, agli antipodi rispetto ai  protagonisti, colleghi e compagni di sventure del primo film. Il primo Overheard era noir cupo e disperato, questo episodio si vira verso i territori del thriller, e beneficia di una sceneggiatura solidissima che inanella un colpo di scena dopo l’altro, tenendo lo spettatore col fiato sospeso mentre è intento a seguire il pericoloso gioco che si instaura tra i tre protagonisti. Protagonisti che, nonostante la complessità e il ritmo incalzante, vengono tratteggiati in maniera brillante come  tre uomini diversi per ruolo sociale, età e vissuto, tutti accomunati da un rapporto morboso e complesso con il denaro: un tema ancor più centrale che nel primo episodio,  non a caso si sprecano i riferimenti al capitalismo senza regole e alla crisi del 2008. Il lavoro degli attori è ancora una volta eccellente,  soprattutto quello di Daniel Wu, un po’ defilato nel primo film, che  ha qui l’occasione di rifarsi.

Il cambiamento di tono e atmosfera si riflette anche sulla fotografia e sulle scenografie. Dalle location claustrofobiche e i toni plumbei del primo episodio, si passa a location spaziose come ville e strade del centro di Hong Kong, quasi a sottolineare ulteriormente  lo spostamento del focus da una vicenda di pochi individui  come era quella del primo Overheard ad una più ampia che interessa direttamente tutta la società.

Maggiori concessioni vengono fatte anche all’azione, su tutte un lungo e spettacolare inseguimento elegante e ardito dal punto di vista registico.

Forse un film più convenzionale e ammiccante al pubblico rispetto al precedente, Overheard 2 è come il suo predecessore un esempio di come si può fare un cinema popolare che non sia necessariamente un giocattolone decerebrato, ma che anzi può essere addirittura terapeutico per il pubblico, aiutandolo a riconnettersi con il mondo fuori dalla sala.