Voto dell'autore: 3/5VOTA ANCHE TU!
In un dossier del mensile Nocturno Cinema dedicato alla rinascita del cinema di genere francese, il critico de Le Monde, Jean-Francois Ranger definiva l’essenza del cinema di genere come presenza di film pionieri e film che seguono e danno vita ad un filone inaugurato dai pionieri. Nel 1987 ad Hong Kong usciva nelle sale il classico Storia di Fantasmi Cinesi (A Chinese Ghost Story) e tale fu il successo, che successivamente venne prodotta una pletora di casi cinematografici simili che seguivano in modo calligrafico e con fedeltà ai limiti del plagio sia la storia sia l’immaginario messo in piedi dal duo Tsui Hark/Ching Siu-tung. Il flusso durò parecchio, ancora nel 1991 in seguito ai due sequel del film pioniere venivano prodotti film come Foxy Spirits mentre subito a ridosso, nemmeno un anno dopo usciva questo Picture of a Nymph. Il giacimento doveva essere d’oro viste le risorse e il cast coinvolti nell’operazione; produce e coreografa nientemeno che Sammo Hung (SPL, 2005) che infila nel cast oltre ai due fedelissimi Yuen Biao (Zu: Warriors from the Magic Mountain, 1983) e Yuen Wah (Kung Fu Hustle, 2005) anche mezzo cast del film di Ching Siu-tung, ossia Wu Ma (che anche dirige), Joey Wong (nello stesso identico ruolo) e Fanny Sit come sua ancella. Nei panni suntuosi del cattivo, una goffa ma talvolta sinuosa Elizabeth Lee per nulla convincente. Insomma nel 90% dei casi tutti attori che avevano lavorato precedentemente con Tsui Hark (produttore di A Chinese Ghost Story).
Un guerriero spossato, in un campo di battaglia coperto di macerie e corpi trova un bambino, lo mette in una cesta e lo affida alle acque. Sarà recuperato e adottato da Wu Ma e da grande diventerà il personaggio interpretato da Yuen Biao. I due sono cacciatori di spiriti, evitati da tutti gli abitanti della città, fenomeno inspiegabile che motiva tutta una serie di gag presenti in A Chinese Ghost Story. Yuen Biao salva lo studente (interpretato da Lawrence Ng) da un vecchio demone (Yuen Hua) che utilizza i capelli come arma, ingaggiando uno scontro suggestivo e coinvolgente sulle rive di un lago in notturna. Una ragazza che sta percorrendo con la sua carovana il viaggio verso le proprie nozze viene attaccata dal King Ghost e si getta da una rupe per sfuggirgli ma la sua anima viene catturata dal demone. Ovviamente l’ingenuo studente si innamora dello spirito e la lotta sarà per strapparlo alle mani del demone. Finale assolutamente inconcludente.
Come preventivato sono presenti tutti gli elementi che hanno reso famosa la trilogia di Ching Siu-tung; gli attori e i personaggi, la fotografia eterea e i veli stesi e mossi dal vento, le gag, le situazioni, le musiche (qui assolutamente orribili). Non sorprende quindi che il personaggio del guerriero (interpretato da Wu Ma) venga presentato con un inserto musicale mentre si lava con pose marziali all’interno del fiume e sorprende ancora meno che verso la fine del film gli venga affidato un secondo momento musicale fin troppo simile allo stesso del film pioniere (elemento presente anche nel già citato Foxy Spirits). Inspiegabile anche il passaggio dalla dimensione terrena a quella spirituale; ognuno segue metodi e passaggi diversi, alcuni fin troppo ridicoli con una sfacciatissima e al contempo sorprendente discontinuità spaziale. La narrazione prosegue a blocchi e racconta il nulla e il già visto per 90 minuti. Ma nonostante tutto il film possiede dei grandissimi momenti e un numero nemmeno troppo minuto di invenzioni e sequenze illuminanti. Gru composte con gli origami che prendono vita, gran gioco di wire work e di veli e infine gli scontri tutti praticamente riusciti e sorprendenti. Ottimo è il duello tra Yuen Biao e il demone Yuen Wah, stupenda la presentazione del demone King Ghost rappresentato come una donna che cavalca cinque demoni armati di ombrelli rossi e capaci di unirsi formando un lungo serpente dello stesso colore composto da quegli oggetti. Infine lo scontro finale dove Wu Ma, all’interno di una cabina, deve scontrarsi contro decine di palanchini volanti in stile autoscontri con sottofondo di effetti sonori alla “formula uno”. Nel libro VideoHound’s Dragon lo definiscono come uno dei migliori film usciti in seguito a A Chinese Ghost Story. Magari piacevole per chi non conosce la saga originale, sicuramente encomiabile per la fantasia e l’originalità degli scontri e le componenti fantasy più frizzanti.