The Yin-Yang Master: Dream of Eternity


Tra film e serie tv il fantasy cinese iper effettato è ormai un genere totalmente codificato e presente. La sua produzione è iniziata timidamente, negli anni si è evoluto, ha mutato forma.      
E forse il pregio maggiore del film di cui parliamo è quello di rappresentare una sorta di spartiacque. Certo, erano stati prodotti film simili negli ultimi anni, dai titoli tratti da Viaggio in Occidente passando per i vari League of Gods, Monster Hunt, Jade Dynasty.

Ma questo, per molti versi è forse uno dei primi film a liberarsi definitivamente dal fardello rappresentato dal cinema di Hong Kong e a trovare una strada e una “fattura” totalmente cinese. Non c'è praticamente più la coreografia marziale di un tempo né quell'immaginario. I combattimenti sono ormai astratti e totalmente riprodotti con l'ausilio della computer grafica e la drammaturgia si fa leggermente più robusta. Il risultato è una storia ben narrata, con i suoi tempi e ritmi e l'azione che la alterna in maniera non gratuita ma fluida. La resa visiva è sensibilmente personale e spinge questi film in una zona estremamente vicina ad una pittura cinese quando la dinamica e le posture di quello di Hong Kong lo portavano forse più nei “dintorni” dell'opera di Pechino.

Certo, non è un punto di arrivo ma uno di partenza. Per quanto la narrazione sia più robusta del solito, vaga nella sua forma investigativa in zone vicinissime al Detective Dee di Tsui Hark, ricorda a tratti Dororo, mentre il film in sé è tratto da dei romanzi giapponesi dello scrittore Baku Yumemakura, già trasposti in film nel 2001 e nel 2003 in un dittico omonimo diretto da Yōjirō Takita.

Ha ancora delle ingenuità, e una lunghezza forse eccessiva per la storia narrata ma The Yin-Yang Master: Dream of Eternity è uno dei rari film del genere a intrattenere non solo per le sequenze d'azione, come al solito mastodontiche, ma per un giusto connubio tra le parti.

Con titoli come questo la Cina ha ormai colmato totalmente il gap (di numeri, mercato, investimenti, retribuzioni) con quello statunitense, inseguendolo e proponendo un qualcosa di specularmente -fatti i debiti paragoni culturali- identico. Non c'è alcuna differenza qualitativa o di contenuti tra questo film e uno qualunque di super eroi statunitensi se non un gap interpretativo del pubblico occidentale che presto verrà colmato. La riflessione a seguire -come al solito- è se questo sia in realtà Cinema e se ha senso questa sorta di continua corsa al rialzo, alle scene madri, all'accumulo, alla costante ricerca di stupire in maniera puerile. Non diamo una risposta ma prendiamo atto che a fronte di una regia non particolarmente esaltante di Guo Jingming, il film arriva anche a regalare delle sequenze di una bellezza visiva fuori dal comune e alcune sequenze narrative, tra cui i primi minuti decisamente sopra la media.

Anche gli effetti digitali si stanno facendo sempre più competitivi e in questo film sono ottimamente sfruttati sia per le scenografie dei totali della città, deliziosa, che per altri slanci visivi decisamente vicini alla pittura, oltre che, si, per i combattimenti iper dinamici che se possono ricordare stili propri dell'animazione giapponese riescono a riproporla in chiave live action come i giapponesi probabilmente non sono mai riusciti a fare a causa di budget inadeguati.

Uscito a Natale 2020 in Cina, il film ha ottenuto buoni incassi ed è poi finito nel 2021 in una nota piattaforma di contenuti a pagamento. Il film non va confuso con The Yinyang Master di Li Weiran, uscito durante il capodanno cinese 2021, ispirato dal videogioco Onmyōji della casa di produzione cinese NetEase a sua volta liberamente ispirato dagli stessi romanzi giapponesi alla base di questo film.