Sars Wars

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Sars WarsNel nuovo millennio in preda ad un tardivo revival del cinema di zombie, è proprio la Thailandia a dare un suo corposo contributo. Prendete Demoni di Lamberto Bava, unite l'ironia del Peter Jackson di Brain Dead, un'idea di rapina con molte cose in comune al The Big Hit di Kirk Wong, inserite sequenze animate e oceani di sangue, un filo di comicità grassa, un paio di bellezze thai doc, una tendenza postmoderna a giocare con lo stereotipo, versate mezzo tubetto di salsa rosa Thai, mescolate e ne uscirà fuori Sars Wars.

Dopo un intro ipersplatter in animazione, assistiamo al rapimento di una liceale alla marinaretta da parte di un gruppo folle e malassortito. Il padre della ragazza si rivolge ad uno specialista per aiutarlo a ritrovare la ragazza. Questo decide di mandare il suo migliore uomo. Nel frattempo la Thailandia è l'unico paese del sud est asiatico ad essere immune alla Sars 4 un nuovo ceppo virale del virus altamente letale. Ma una zanzara che ha già sterminato un villaggio africano parte per un viaggio ed approda proprio in Thailandia, pungendo un uomo. Tutte le storie si raccolgono dopo un pò all'interno di un grattacielo in cui è ormai esplosa una catena inarrestabile di moltiplicazione zombesca. Giocando con gaudio con tutti gli stereotipi del genere il film diventa una girandola folle e grottesca, l'ennesimo film sugli zombie ma virato da una sensibilità folle, quasi sciocca di matrice Thai, giocando spesso con l'accumulo. Uno zombie si mangia un cane intero lasciando solo la coda che inizia a correre in giro emettendo versi e guaiti fino ad essere divorata da un pitone da appartamento che a sua volta si trasforma in un gigantesco rettile giurassico e affamato. Una donna morta partorisce un feto esagitato che inizia a correre e svolazzare per ghermire i vivi. E poi spade laser, continui riferimenti autoreferenziali al film, e sul climax quando i nostri eroi stanno per essere investiti dalla deflagrazione che dovrebbe fare esplodere l'intero grattacielo in un rogo purificatore, non fanno altro che usare un telecomando per fare un freeze frame dell'esplosione al fine di uscirne illesi. E il film va avanti tra colori sgargianti, bullet time, incongruenze volutamente ridicole e un numero di personaggi forse eccessivo per la durata del film. Sars Wars è addensato di alcuni siparietti sensuali, spesso come al solito, volti a presentare l'universo trans, l'omosessualità e il travestitismo (il boss dei cattivi è un maestro del travestitismo femminile assolutamente mimetico). All'apice della sua storia d'amore con la bellezza di turno l'eroe scopre invece di aver perso la propria verginità con un uomo.

Questa tendenza è invasiva, ma sbirciando tra le sequenze eliminate in fase di montaggio scopriamo che molte di esse insistevano ancora di più su questi argomenti. Il film è un pò impacciato come d'altronde altri film ambiziosi Thai, ma dimostra comunque l'estremo stato di salute del cinema locale ed è un segnale che regala rosee speranze per il futuro (poi mantenute). Ottimi gli effetti speciali prostetici, di medio livello quelli in 3D (anche se il serpentone non è affatto male). Per i feticisti da cronologia zombesca, i morti viventi di questo film sono a metà strada tra quelli ipercinetici e quelli statici; hanno spesso poca padronanza del proprio corpo ma sono capaci di scatti e balzi improvvisi.

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