Shadow Mask

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Raccontare il lavoro per identificare e contestualizzare questo film è ancora più interessante del parlare del film stesso. Del film sentiamo parlare nell’aprile del 2004 all’interno del mensile francese Mad Movies. Raccontano letteralmente di un terzo capitolo di Black Mask intitolato Black Mask III: Delirium. Rispetto alla realtà sono diversi i nomi dei personaggi, del regista e anche della trama; dicono che la maschera nera soffra di allucinazioni (falso) e che la ragazza ambita dai cattivi sia capace di potenziare i poteri della boss di fine livello (falso, in realtà la ragazza ha scoperto la cura per il virus della Mucca Pazza e vogliono recuperarlo per ricattare l’Europa). Quale che sia la verità (Mad Movies comunque da qualche parte la sinossi l’avrà letta) evidentemente ci sono stati grossi cambiamenti di percorso. La rivista da anche il film come in uscita quando invece è accreditato (nel VCD) come prodotto nel 2000, (altrove come nel 2001). Se realmente la data di produzione è il 2000 allora il film è stato realizzato prima del vero sequel Black Mask 2: City of Masks e prima di quell’orribile cosa che portava il nome di Black Mask VS Gambling Mastermind. Probabilmente si tratta di un qualcosa di "unofficial" visto il celere cambiamento di titolo (o è stato imposto visto il risultato finale?). Comunque del film si perdono le tracce, fino a che spunta questo Shadow Mask (sulla fascetta nominato Shadow Mark). Viene annunciata un’edizione occidentale ma anche di questa si perdono le tracce. Sono così reperibili due edizioni, una cinese mainlander e una thailandese entrambe senza sottotitoli in inglese (così è dichiarato sia nei siti di vendita che nella stessa fascetta). Invece i sottotitoli in inglese ci sono, così si riesce finalmente a chiudere il cerchio.
Prodotto dalla Pro Film Ltd di Philip Ko Fei (esegeta del bis hongkonghese, produttore, coreografo, 72 regie e quasi 200 ruoli d’attore, incluso questo film) narra le gesta dell’erede del vero Black Mask, un giovane idiota (Louis Fan, ovvero il Ricky di Story of Ricky) che ancora non ha raggiunto la consapevolezza di tutti i propri poteri. Contro di lui una gang di rivali e una super cattiva, la Dea Rossa (la veterana Cheng Pei Pei) appena evasa da un carcere di massima sicurezza. Botte da orbi, coreografate con scarsa dimestichezza ma sufficiente efficacia, sottotesto sentimentale stonato, e attori (su tutti la povera Cheng Pei Pei, visibilmente controfigurata) in imbarazzo e poco in ruolo, relegati in abiti fuori moda di un buon decennio e parrucconi multicolor. Il film si guarda più per la curiosità dovuta alla “scoperta” di un ennesimo capitolo segreto della avventure della maschera nera che altro e per quelle due sequenze action povere, puro trionfo della discontinuità dei raccordi. Niente di più.