Twinkle Twinkle Little Star

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Twinkle Twinkle Little StarLa fantascienza è sicuramente il genere che non è mai riuscito a diffondersi dignitosamente all’interno del cinema di Hong Kong. Sarà a causa degli elevati budget e dell’alta tecnologia che esso necessita ma nonostante numerosi tentativi non si è quasi mai giunti a risultati, non tanto dignitosi, quanto capaci di rappresentare un film simbolo e quindi di diventare fonte di ispirazione e caposaldo di un genere. Basti guardare le produzioni ripetute della “Film Workshop” per farsene un’idea; prodotti bizzarri come I Love Maria (David Chung, 1988), il bel Black Mask (Daniel Lee, 1996) e il suo deludente sequel o in parte Wicked City (Mak Tai Kit, 1992). E poi strani ibridi come Robotrix (Jamie Luk, 1992), la gadgetteria futuristica della serie Aces Go Places, parzialmente Kung Hei Fat Choy (Dean Shek, 1984), vari tentativi, spesso anche discreti successi che non hanno avuto un impatto tale da creare un genere (cose avvenuta per molti altri). Un altro problema sarà dovuto al fatto che come accade spesso ad Hong Kong non ci si accontenta di fare dei film di fantascienza classica e “pura”, ma come al solito all’interno del pacchetto si cerca di infilare il maggior numero di elementi, spesso totalmente discordanti tra loro. E non fa eccezione questo film, commistione apparentemente incontrollata e folle di generi, umori, stati d’animo; fantascienza, commedia, alieni, stunts automobilistici, malviventi, armi da fuoco, spade laser, musical, commedia, violenza, tentati suicidi, melodramma. E sorprende ancora di più (ma alla fine nemmeno così tanto) che a firmare questa follia sia proprio la Shaw Brothers. Il film inizia con i classici titoloni epici alla Guerre Stellari che è solo una delle tante citazioni che affollano il film, da Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo agli alieni nostrani, Il Disco Volante Brassiano incluso. La storia segue principalmente le disavventure di una sfortunata Cherie Chung alla perenne ricerca di un riccone che la possa mantenere ma continuamente affondata dalla propria goffaggine. Verrà rapita dagli alieni che abuseranno delle sue virtù, facendole perdere al contempo l’amore di un riccone che non intende vivere con una ragazza “di seconda mano” (citazione dal film). Al contempo il film corale segue le disavventure di due abominevoli balordi dal cuore d’oro, integrando deliranti frammenti musical e una lunga sequenza surreale en travesti. Oltre allo stile incredibilmente folle di regia e montaggio, fresco e molto moderno, quello che più intriga è l’apparato metaforico (ma nemmeno troppo metaforico) che permea il film. Viene a galla tutto l’interesse nel denaro degli hongkonghesi del periodo e la loro attitudine a parlare in continuazione di affari e soldi (tant’è che una buona metà dei dialoghi contiene quest’argomento). Altra sezione da evidenziare è quella relativa allo scontro tra il protagonista e l’alieno in armatura ed equipaggiato di spada laser. Il duello impari (il nostro è disarmato) si capovolgerà prima in uno scontro spada laser contro nunchaku laser (esilarante) ed infine il nostro eroe in preda alla disperazione combatterà e batterà l’alieno a mani nude armato solo di disperazione ed inventiva. Insomma, vediamo l’hongkonghese che combatte con le armi appartenenti alla propria cultura (le arti marziali, l’inventiva, la disperazione unita alla forza), a torso nudo, contro l’invasore armato dell’alta tecnologia. Insomma un’evidente riflessione ed allusione all’invasione di un nuovo cinema che fa delle nuove tecnologie la propria forza e che verrà combattuto (e all’inizio battuto) con l’unica arma possibile: il verace e ruspante cinema di Hong Kong.

Nota di stupore: in una breve sequenza appare Tsui Hark, euforico come al solito, con gli occhiali da sole come al solito in una scena surreale che termina a torte in faccia vagamente simile ad una contenuta nel suo All The Wrong Clues…For the Right Solution. Stranamente questo film è raramente accreditato nelle filmografie ufficiali del regista.
Dal regista di Cops & Robbers (1979), Man on the Brink (1981) e Danger As Two Faces (1985).