Yakuza Weapon

Voto dell'autore: 3/5

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Yakuza WeaponYakuza Weapon è uno di quei film che si risparmia poco dal punto di vista del ritmo. Il buon Yamaguchi Yudai già convincente con il suo Tamami - The Baby’s Curse e con i due geniali corti contenuti nelle due antologie An Enciclopedia of Unconventional Women e Ten Nights of Dream non fa altro che confezionare quello che ci si aspetta da una trasposizione di un manga di Ken Ishikawa. Fu infatti quest’ultimo, ben noto in italia per essere l’artefice principale, con una minima partecipazione di Go Nagai, nella creazione del mai troppo celebrato Getter Robot, a creare anche questa esplosivo manga ambientato nel mondo della Yakuza.

Il protagonista interpretato da Tak Sakaguchi è uno scapicollato gangster figlio di un altrettanto folle capo della malavita. Il film ce lo presenta da subito in Vietnam con i suoi compagni di avventura pronto a dare il meglio di sé in quanto a  distruzione e casino. Una volta tornato in patria scopre però che il padre è stato assassinato e dovrà far fronte alla rivolta dei suoi subalterni. La sua temporanea sconfitta, con tanto di mutilazione di braccio e gamba, lo porta solo ad essere utilizzato a mo’ di Robocop dalla polizia giapponese. Gli vengono allora impiantati un razzo nel ginocchio ed una mitragliatrice nel braccio e da questo punto in poi sarà noto come la Yakuza Weapon da cui deriva il titolo.

Il film è una continua sarabanda di diversi stili e andature. Viene da pensare che la presenza di Sakaguchi, in questo caso accreditato anche come co-regista, abbia finito per influenzare la pellicola in maniera radicale e sorge il sospetto che il fallimento del precedente incontro tra i due (Battlefield Baseball) sia imputabile alla stessa causa. Così nei primi 40 minuti, sebbene non manchi nulla dal punto di vista spettacolare, si viene un po’ esasperati dalla voglia di esagerare che il buon Tak aveva già mostrato in ampia dose nei film in cui era seduto anche in banco regia (Mutant Girls Squad, Yoroi: The Samurai Zombie e Be a Man! Samurai School). La  grande amicizia tra i due che va avanti da Versus, film di cui Yamaguchi era sceneggiatore e Sakaguchi protagonista, finisce dunque per penalizzare il risultato finale.
Per fortuna dopo questo inizio confuso e megagalattico in cui il referente principale sembra proprio il cinema thailandese di Tony Jaa con coreografie piene di ginocchiate e gomitate e carrelli che seguono dinamicamente le botte, si arriva finalmente al momento in cui sale in cattedra il regista. Yamaguchi dà di nuovo buona prova di sé come aveva ampiamente dimostrato negli ultimi film. Lo scontro finale quando viene finalmente definito il personaggio dell’amico, poi antagonista, di Sakaguchi è memorabile.
Ed è impossibile non citare il ruolo stupefacente, soprattutto a livello atletico, di Izumi Cay. Nel ruolo della sorella violata e poi assassinata di un vecchio amico del protagonista viene trasformata in una vera e propria arma umana come avvenuto per il personaggio di Sakaguchi. Il combattimento finale vive proprio di questa trovata del corpicino di donna smontabile che si configura, come un giocattolo a seconda delle posizioni, in una diversa arma.
Ad impreziosire il tutto nel finale c’è anche un complesso e lunghissimo piano sequenza. Forse non raggiunge i livelli di spettacolarità di quello thailandese presente in The Protector a cui si ispira, ma è dotato di una genuinità incredibile e di un vero e proprio spirito punk. Il film di Yamaguchi è per questo motivo decisamente promosso e dà diverse lunghezze agli altri prodotti della Sushi Typhoon in quanto a classe e stile.