Classifica: il meglio del 2015 in Asia


 

Visto che è un appuntamento ormai atteso e parecchio apprezzato, proponiamo anche quest'anno la classifica del meglio del cinema asiatico del 2015, in tempi fuori da ogni logica ma con un maggiore piglio di completezza. Non ha molto senso fare classifiche entro fine anno visto che alcuni film diventano editi solo molti mesi dopo e -anzi- ricorderemo il 2015 come l'anno in cui è stato più difficile, da parecchi anni a questa parte, mettere mano a film anche importanti fuori dai Festival. La spiegazione non è così semplice come sembra, perché se a ben guardare può essere frutto della rinnovata aggressione mediatica del cinema brutto statunitense dall'altra, alcuni casi specifici si rivelano totalmente privi di senso (pensiamo ad esempio a Gone with the Bullets di Jiang Wen).
Oltre ad essere secondo noi un anno parecchio sottotono, con diversi maestri a riposo o coinvolti in film più leggeri, sembrano invece particolarmente alti gli auspici di un 2016 che potrà offrire molti titoli emozionanti. Quella che vi presentiamo quindi è una classifica anche più generica del solito di quello che ci è sembrato più rilevante nell'anno passato, senza ovviamente nessuna pretesa di esaustività. In mancanza di altro la critica si è mediamente sovraeccitata principalmente per due film, Our Little Sister di Hirokazu Koreeda e The Assassin di Hou Hsiao-hsien entrambi in concorso al Festival di Cannes.
Proponiamo dei titoli, molto diversi tra loro, confrontandoci con colleghi e cercando di fare una discreta cernita di editi e non editi o di visioni da Festival. Consapevoli che qualcosa arriva anche da fuori 2015 e qualcosa ancora a marzo 2016 non siamo riusciti a vederlo purtroppo non per nostra pigrizia.
Più che i migliori film, quello che più ci è piaciuto o abbiamo trovato interessante.
Ricordiamo che paradossalmente nonostante non ci sia passato davanti nessun capolavoro folgorante è stato l'anno dei record non solo per la Cina che ne ha segnati e ne sta segnando di internazionali rivelandosi il primo mercato e industria al mondo (con incassi quadruplicati in 5 anni e raddoppiati dallo scorso anno) ma anche per altri paesi come Corea e India.
Alcuni titoli in rigoroso ordine caotico.

 

-Mountains May Depart (Jia Zhangke, Cina)
Il nuovo film di Jia Zhangke è una bomba spaccastomaco che lavora su materiali comuni ad altri film cinesi che si stanno facendo più sfaccettati e politici. Se Il Tocco del Peccato era un film esplosivo questo è la sua versione implosiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Veteran (Ryoo Seung-wan, Corea del Sud)
Terzo maggiore incasso della storia del cinema coreano è il nuovo lavoro del noto Ryoo Seung-wan che ormai a mano sicura dirige un poliziesco frizzante, di scrittura, pieno di personaggi e dialoghi memorabili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Fires on the Plain (Tsukamoto Shin'ya, Giappone)
Di cui possono gioire i fortunati spettatori Festivalieri e il nuovo film di un sempreverde Shinya Tsukamoto alle prese con un'opera bellica, remake del film omonimo di Kon Ichikawa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Over Your Dead Body (Miike Takashi, Giappone)
Tra i film di Miike dell'anno, è forse quello meno popolare e che meno ammicca al pubblico "nerd", ma è quello più compiuto e con un apparato visivo degno del grande cinema d'autore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Tag (Sion Sono, Giappone)
Sion Sono finalmente centra un film e dirige il fuori scala assoluto dell'anno, un film che rende ogni inquadratura un possibile meme, una summa di follia, fasciata di poesia e talento con attenzione alla storia. Il regista finalmente mescola bene gli ingredienti, non eccede in autocompiacimento e ne esce una bomba filmica non indifferente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Baahubali: The Beginning (S. S. Rajamouli, India)
Il film più epico del decennio. Un colossal carico di un'epica così satura che si affetta con il coltello, racconta con talento e con un gusto visivo quasi pittorico di straordinaria resa. Imperdibile per tutti gli amanti del cinema epico, del cinema fantasy, del cinema ricco. Ma soprattutto, del cinema.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Ryuzo and the Seven Henchmen (Kitano Takeshi, Giappone)
Anche un Kitano minore è sempre un film imprescindibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Mr. Six (Guan Hu, Cina)
Sorpresa di fine anno, non perfetto ma decisamente promettente ed emozionante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fuori concorso:

 

-The Fake (Yeon Sang-ho, Corea del Sud)

L'unico capolavoro purtroppo accessibile fuori tempo massimo per essere ammesso nei giochi dell'anno. Un film di animazione per adulti devastante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Altri titoli sparsi e menzioni.

 

Graditi.
Noi ci siamo divertiti con entrambi i due (o meglio quattro) blockbuster attesissimi giapponesi; i live action di Attack on Titan e Parasyte a cui va una menzione anche per i riuscitissimi effetti speciali.

SPLII
Menzione per un paio di sequenze d'azione anche se non raggiunge mai i livelli del predecessore.

Premio per l'interpretazione maschile: Feng Xiaogang in Mr. Six.

Premio per l'interpretazione femminile:  Zhao Tao in Mountain may Depart.

Premio sequenza esaltante alla quale non si può non guardare con un sorriso complice:
L'atteso scontro tra Donnie Yen e Mike Tyson in Ip Man 3.

Premio faccette buffe:
Princess Jellyfish (Kawamura Yasuhiro)

Premio coreografie marziali più inventive:
Garo Gold Storm (Keita Amemiya)

Premio scene d'azione più surreali:
The Vanished Murderer (Law Chi-leung)

Delusione assoluta:
Crouching Tiger, Hidden Dragon: Sword of Destiny (Yuen Woo-ping)

Delusione, ma film dignitoso:
Wild City (Ringo Lam)

Il documentario più esilarante:
The Chinese Mayor (Zhou Hao)

Film di successo costruiti a tavolino e freddissimi:
Assassination (Choi Dong-hoon)
Ode to My Father (Yoon Je-kyoon)

Premio follia e libertà:
Man from Macau 2 (Wong Jing)

Altri gradimenti:
-Brotherhood of Blades (Yang Lu)
-Breakup Buddies (Ning Hao)
-As the Gods Will (Miike Takashi)
-Two Thumbs Up (Lau Ho Leung)
-Fatal Frame (Asato Mari)