CLASSIFICA: IL MEGLIO DEL 2020 IN ASIA


Un altro anno anomalo. Tra uscite rimandate, Festival on line (causa Covid) e quindi reperibilità più popolare in un certo senso, incognite, titoli che atterrano a caso nelle varie piattaforme a pagamento. Abbiamo quindi deciso di rinunciare in toto alla completezza e segnalare i titoli che più ci hanno aperto porte: porte culturali, visioni, innovazioni, rivoluzioni linguistiche, emozioni. Speriamo di potervi segnalare qualcosa di interessante, qualche recupero, e di aprire anche noi qualche porta. Nel momento in cui scriviamo non siamo riusciti a reperire alcuni titoli altamente papabili; li lasceremo eventualmente confluire nella classifica del prossimo anno. Seguono quindi quelli che secondo Asian Feast sono i titoli migliori tra i visti nell'anno, in ordine non cronologico, e aggiungendo qualche altra visione senza dubbio interessante. Si evince subito che le cosiddette "cinematografie minori" hanno ancora il potere di regalare un cinema vivo, vergine, innovativo, puro, originalissimo, lontano dai limiti, dalla noia, dalla ripetitività di quello del resto del mondo. Buona lettura, buona visione, buon anno cinefilo.

 

 

 

 

 

 

-Edward (Thop Nazareno, Filippine)
E' il nostro film dell’anno, una cosa inimmaginabile. E’ un grandissimo film, senza effetti speciali, senza virtuosismi, realizzato con un piccolissimo budget. Ma è il cinema più libero e vivo del mondo, capace di raccontare un dolcissimo coming-of-age agrodolce tra ragazzini, tenerissimo, commovente, romantico, affiancandoci necrofilia, furto di cadaveri e altre tonnellate di perturbante come fossero la cosa più normale del mondo. Non ci si crede, totalmente a bocca aperta durante la visione. Questo arriva dal Far East Film Festival (on line) di Udine.

-Promare (Hiroyuki Imaishi, Giappone)
Film di animazione spaccacranio. Tra 70 anni ne parleremo come oggi parliamo delle avanguardie sovietiche. Su grande schermo con il volume adeguato è un autostupro ai sensi. Passato in sala in Italia.

-Il Lago delle Oche Selvatiche (Diao Yinan, Cina)
Non è Fuochi d’Artificio in Pieno Giorno, ma il regista sta cercando e trovando una personalità sempre più specifica. Rivisto più volte e visto in sala resta un’opera straordinaria. Passato in sala in Italia.

-Soul (Emir Ezwan, Malesia)
Questo è il miglior horror visto quest’anno. Una "cosa" stranissima, parte d’autore contemplativa e parte sequenze traumatiche con violenza esplicita su animali e bambini. Cinema di nuovo vergine. Era al Far East Film Festival (on line).

-Moonlit Winter (Lim Dae-hyung, Corea del Sud)
Vincitore del Florence Korea Film Festival (ed è anche merito nostro), un altro film indipendente piccolino che è un manuale di narrazione e di messa in scena, un esordio con già le idee totalmente chiare. Visto al Festival (live e/o on line).

-Labyrinth of Cinema (Nobuhiko Obayashi, Giappone)
Un testamento artistico indimenticabile da uno dei più grandi. Al Far East Film Festival.

-The Eight Hundred (Guan Hu, Cina)
La Cina che spinge in alto l’asticella del cinema bellico e uno dei registi più interessanti sulla piazza. Attualmente inedito in Italia.

-Dwelling in the Fuchun Mountains (Gu Xiaogang, Cina)
I migliori piani sequenza dell’anno. Era al Festival di Cannes.

-First Love (Miike Takashi, Giappone)
Miike che si diverte come un tempo. Anche questo a Cannes e al Milano Film Festival.

-Detemption (John Hsu, Taiwan)
Altro ottimo horror che impressiona più per le sezioni “storiche” che per quelle di genere. Al Far East Film Festival.

-Victim(s) (Layla Zhuqing Ji, Malesia)
Ancora Malesia, ancora un film che gioca con temi ad estremo rischio retorica, senza caderci mai, deviandoli nel genere. Al Far East Film Festival.

Altri titoli degni di nota che ci hanno convinto:

-Nezha (Yu Yang, Cina). Prova di forza della Cina nel campo dell'animazione.

-One Night (Kazuya Shiraishi, Giappone). Più debole del solito ma Shiraishi resta un ottimo regista.

-The Battle: Roar to Victory (Won Sin-yeon, Corea del Sud). Una delle cose tecnicamente più impressionanti viste nel cinema bellico.

-The Enchanting Phantom (Lin Zhenzhao, Cina). Quanto poteva essere rischioso un remake random di Storia di Fantasmi Cinesi? E invece, dai.

-Jade Dynasty (Ching Siu-tung, Cina). Ching Siu-tung che imita sé stesso del passato ma col digitale stavolta funziona. Eravamo felici.

-The Day of Destruction (Toyoda Toshiaki, Giappone). Anche in un film minore, Toyoda resta un autore macroscopico.

E in misura minore, ma comunque un buon intrattenimento:

-Exit (SK)
-A Witness out of the Blue (HK)
-Chasing the Dragon II: Wild Wild Bunch (HK)
-Still Human (HK)
-Enter the Fat Dragon (HK)