63 Minutes Later

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TGP Gore EditionCome recita un vecchio adagio: “del porco non si butta nulla”. Questo mediometraggio targato Nishimura Yoshihiro è  probabilmente un re-assemblaggio di quanto era avanzato da Tokyo Gore Police fatto ad uso e consumo dei fan delle sue creazioni gore e non a caso l’unico modo per reperirlo è l’acquisto del DVD del film.

Quel che resta quindi sono tre frammenti di storia, che trattano e approfondiscono tre dei personaggi intravisti nel film, incollati tra loro tramite spezzoni del film stesso e altre microschegge impazzite di nonsense. Eppure nonostante sia una cosa raffazzonata questi 45 minuti danno un buon campione del personaggio Nishimura. L’unica cosa da notare è la mutevolezza del suo delirio grafico, che è abbastanza superfluo nel primo segmento con Yukihide Benny operaio dai grossi problemi relazionali trasformato in mostro dallo stesso “ingegnere” genetico del film madre, decisamente meglio nel secondo, in cui vengono narrate le origini della Dog Girl e assolutamente oltre ogni limite di intelligenza nell’ultimo, dedicato alla ragazza dalle protuberanze falliche che lavorava nel night club.

Probabilmente se ci fosse più tecnica e controllo di tale esuberanza potrebbe anche venir fuori qualcosa di molto interessante. Quel che rimane infatti è la surreale storia della ragazza cane, che parte da una deliziosa citazione dell’arte del Kami Shibai ovvero l’antica pratica degli ambulanti giapponesi di accompagnare la vendita di dolciumi con la narrazione di una storia tramite illustrazioni in sequenza. Poi la storia diventa disturbante con l’amputazione degli arti da parte dei cattivi, solo che a differenza del film non vengono messe spade al loro posto, ma delle matite. Sulla ragazza che scarabocchia i cattivi per vendetta si chiudono probabilmente i 10 minuti più alti del cinema di Nishimura ad oggi. Purtroppo un quarto d’ora non fa un film, ma le speranze che si possa mettere a frutto il visionario talento del regista per gli effetti speciali sono ancora alte.