A Warrior’s Tragedy

Voto dell'autore: 3/5
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Tratto dai romanzi di spadaccini di Gu Long, prende la parte più nettamente “drama” da questi, mentre la parte action si rifà all’insegnamento del Ching Siu-tung più radicale (quello di Duel To the Death). E c’è da dire che mentre la parte action convince nonostante le coreografie siano usate in modalità chiassosa e raffazzonata, la parte drama lascia un pò a desiderare, con una vicenda lacunosa e dialoghi surreali.

Merito o colpa del regista, nonché sceneggiatore (e attore), Frankie Chan (Outlaw Brothers, Fun & Fury). O forse considerazioni dovute alle decine di versioni circolanti sul mercato; si narra di come il film fosse esordito in sala in una versione di tre ore poi diffusa in due parti in VHS per uscire ridotta drasticamente nella durata nelle successive edizioni digitali. Ovvio che tanto background dei personaggi e frammenti della storia siano andati persi, minando la comprensione dell’intreccio. Se ci aggiungiamo poi i sottotitoli solitamente molto “liberi” del periodo, ecco che giungiamo alle considerazioni iniziali.

Alcuni elementi avvicinano il film agli spaghetti western, a partire dalle scenografie deserte, o ambientate in paesi semi disabitati, così come il personaggio di Ti Lung (A Better Tomorrow), capelli lunghi, e che con il lungo mantello nero che lo avvolge ricorda un pò il Clint Eastwood di Per Un pugno di Dollari.

La narrazione appare confusa e poco comprensibile, nonché composta da snodi narrativi superficiali e di scarso interesse; alla fine si trova lì solo per fare da collante alle scene d’azione, alcune delle più bizzarre mai viste in un wuxia, coreografate da un uomo di grande esperienza come Fung Hak On.

Fin dalle prime sequenze il film esordisce con uno splendido duello che rimanda al film già citato di Ching Siu-tung, in una location priva di scenografie (vediamo solo un pavimento e il buio tutto intorno, fino all’orizzonte). Ti Lung si batte contro un nugolo di ninja, tra corpi tagliati in due, sangue composto di luce rossa, fumo, luci, voli privi di ogni forza di gravità. Subito dopo fa da contraltare un altro duello ma stavolta immerso nella neve in un set completamente avvolto nel bianco come un perfetto contraltare del precedente, uno yin/yang della coreografia.

Alla fine in fin dei conti ci troviamo di fronte ad uno pseudo “freaks wuxia”, con il protagonista (Ti Lung) zoppo e che cade in epilessia durante gli scontri, un guerriero privo di gambe che vola con le stampelle, un gobbo che lancia dardi dalla sua bozza dorsale, una donna a cui hanno asportato i seni, un altro senza una mano.

E poi spade, dardi, frecce e oggetti volanti, un guerriero spaventapasseri che lancia dardi fatti di paglia e continue trovate coreografiche come si vedevano solo in alcuni rari wuxia di Hong Kong del periodo. Presenza speciale di una giovane Anita Yuen.