Ace Attorney

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Ace AttorneyNel 2001 Capcom pubblica per Game Boy Advance Ace Attorney (Gyakuten Saiban) un gioco dal concept quanto meno curioso: nei panni del giovane avvocato Phoenix Wright (Ryuuchi Naruhodou nella versione originale giapponese) il giocatore è chiamato a scagionare innocenti e a scovare i veri colpevoli negli infuocati processi del Giappone del prossimo futuro. Il gioco ha un successo inaspettato e raggiunge la notorietà mondiale quando la conversione per Nintendo DS viene pubblicata in Europa ed America. Ad oggi la serie di Ace Attorney conta sei episodi tra seguiti e spin-off (più un altro episodio di prossima uscita) e ha venduto oltre 4.2 milioni di copie in tutto il mondo diventando una delle serie di punta di casa Capcom.
Come spesso accade in Giappone, il personaggio ha scavalcato non solo i confini della sua stessa franchise, apparendo nei crossover Marvel vs Capcom 3, SNK vs. Capcom: Card Fighters DS ma anche quelli del proprio media natio: oltre all’obbligatorio manga, dal gioco sono stati tratti addirittura ben tre musical!
Era solo questione di tempo perché il personaggio di Phoenix Wright facesse il suo debutto sul grande schermo ed è stato affidato a quello stakanovista di Takashi Miike l’arduo compito di realizzare una trasposizione soddisfacente del gioco.
Adattare un videogioco è un operazione rischiosa: il rischio di ridicolo è sempre in agguato e a testimoniarlo c’è una lunga serie di pastrocchi su celluloide che hanno affollato gli schermi nello scorso decennio (e probabilmente continueranno a farlo anche in questo). Con Ace Attorney il rischio è doppio considerando la natura singolare del materiale di partenza. Ma Miike gioca al rialzo, sceglie la via più difficile e contro ogni aspettativa tira fuori un buon film.

La storia ricalca fedelmente il plot principale del primo episodio. La superiore e mentore di Wright viene uccisa nel suo studio, e la sorella minore della vittima, Maya Fei, viene accusata dell’omicidio. A Phoenix Wright tocca il compito di scagionare la ragazza, mentre dalla parte dell’accusa c’è Miles Edgeworth, giovane e brillante Pubblico Ministero, nonché amico d’infanzia di Wright. Phoenix riesce a scagionare la ragazza, ma non vi è neppure il tempo di festeggiare che Miles Edgeworth viene accusato di omicidio. Wright si offrirà di difenderlo in aula, convinto che sia stato incastrato. Ma più Phoenix indaga più diviene chiaro che sia l’omicidio della sorella di Maya che il tentativo di incastrare Edgeworth sono collegati al DL 6- Case, un caso di 15 anni prima, rimasto irrisolto, che nasconde a sua volta un inquietante segreto. Un segreto che qualcuno vuole rimanga tale, anche a costo di uccidere.

Miike sceglie una approccio agli antipodi delle tendenze più in voga per quanto riguarda gli adattamenti live action, evita in toto qualsiasi tentativo di razionalizzare o rendere realistica l’estetica del gioco e abbraccia totalmente lo stile manga e colorato dell’universo di Ace Attorney, un approccio rischioso che in qualche modo Miike riesce a far funzionare.
Tutto a partire dal look e la recitazione degli attori risulta fedele all’opera originale, una cura nella caratterizzazione che si trova tanto nei protagonisti quanto nei numerosi personaggi secondari. Miike attinge diversi elementi visivi dal gioco originale (interfacce, inquadrature ecc …) e riesce ad usarli in maniera intelligente e coerente ai fini della storia, senza cadere nella citazione o nella strizzata d’occhio gratuita. Altri elementi caratterizzanti dell’universo del gioco, come lo Steel Samurai, seppur non determinanti ai fini della trama vengono riciclati come gustosi elementi di contorno. Anche la colonna sonora non è immune da questa operazione e così diversi brani presenti nel gioco accompagnano in versione debitamente riarrangiata i punti salienti della storia. Ace Attorney però non è solo estetica ad uso e consumo dei fan: a reggere tutta la baracca c’è la robusta sceneggiatura di Takeharu Sakurai e Sachiko Ôguchi che dipana con i giusti tempi un plot intricatissimo e labirintico, strutturato come scatole cinesi in cui ogni mistero ne contiene un altro più fitto. La regia di Miike fa il resto dando alla storia un ritmo incalzante, azzardando qualche soluzione visiva interessante e almeno una scena (assente nel gioco) davvero toccante e ben costruita; e non si tira indietro neppure quando c’è da mettere in scena gli episodi più inverosimili, come l’interrogatorio di un pappagallo o il flashback del processo alle scuole elementari (in cui le v versioni infantili dei protagonisti mantengono le medesime, assurde, capigliature).
Un altro importante contributo alla riuscita dell’opera viene dal cast che da un ottima performance generale. Hiroki Narimiya è perfettamente a suo agio nei panni del protagonista goffo e fallibile, e regala anche dei momenti comici molto riusciti, Ryo Ishibashi grande come al solito da corpo al Pubblico Ministero Von Karma mentre Hiroki Narimya è perfettamente a suo agio nei panni del bel tenebroso Edgeworth.
Tirando le somme Ace Attorney è una delle migliori trasposizione da videogioco a film degli ultimi anni, nonché un formidabile prodotto d’intrattenimento, giocoso, pop e prettamente giapponese che però potrebbe spiazzare gli spettatori che non hanno familiarità con il gioco (o con l’universo dei videogiochi in generale). Per il resto è l’ennesima conferma di Takashi Miike (anche) come sapiente artigiano del cinema di intrattenimento, capace di conciliare mestiere ed estro creativo. Teniamocelo stretto, perché di artigiani così ne sono rimasti pochi.