Cape No.7

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Cape No.7Cos’è Cape No.7? Per molti rappresenta un po’ il film che Taiwan aspettava, una sorta di testa d’ariete atta a rigenerare il cinema locale facendolo emergere dall’humus composto solo dai prodotti ricercati dei soliti 3 acclamati autori locali. Un’occasione come quella capitata nell’ultimo decennio all’interno di altre cinematografie, sudcoreana e thailandese in testa. Il perché è dato dal mastodontico e inaspettato successo di pubblico; Cape No.7 in un pugno di settimane ha sbancato letteralmente i botteghini locali diventando il maggiore film taiwanese della storia e il secondo maggiore incasso di sempre dopo il Titanic di Cameron.
Il tutto lavorando poi su materiali noti, quasi abusati, ma evidentemente riproposti con sincerità e cura dal regista esordiente alle redini del progetto. E’ di due anni fa il successo del thailandese Love of Siam, simile per certi versi; e questo film ci addiziona umori proprio del già citato Titanic e film sulla “costruzione di un progetto” così abusati soprattutto in Giappone (Gachi Boy, Waterboys, Smile.,.). Questa volta poi il progetto da mettere in atto è uno strampalato gruppo musicale, evento ormai del tutto arso in pochi anni nei paesi limitrofi, si pensi al bel Linda Linda Linda, a Swing Girls, a Happy Life.

Ma il melange, ispirato in parte ad un reale fatto di cronaca, funziona, unisce materiale umano di ogni ordine e grado (dal vivace vecchietto alla straordinaria bambina urticante), planando sul sentimento, la commedia, e le lacrime anche facili e regalando un prodottino minuscolo ma davvero per tutti, semplice, placido, con una regia che non travalica mai la narrazione e dei colori pastello percettibilmente concilianti. Il tutto in un universo bucolico locale, perennemente sferzato da squisiti arcobaleni e in cui cinesi, giapponesi, rivali e vittime di amori travagliati sono destinati a riconciliarsi.

A metà tra apparato televisivo e vero cinema, il film non pecca mai di arroganza e travasa sincerità e leggerezza. Ed è forse questa pudicizia che ha attratto fiumi di pubblico in sala alla ricerca di un sincero e conciliante film locale che potesse parlare davvero a tutti. Un piccolo film ma sicuramente un “nuovo miracolo taiwanese”.