Crouching Tiger, Hidden Dragon: Sword of Destiny

Voto dell'autore: 2/5

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Se dei grandi maestri della coreografia marziale degli anni 90' il sopravvissuto sembrava proprio Yuen Wo-ping (in confronto a Ching Siu-tung) capace di evolversi e adattarsi ai tempi moderni, questi ultimi anni sembrano evidenziare un lento annullarsi del suo talento e un attestarsi su un cinema anonimo e di maniera. Certo, con duelli sempre sopra la media e limpidi, ma ormai freddi, asettici e di routine senza più nemmeno l'ombra o un guizzo di quello che era il suo irraggiungibile e straordinario stile. Oltre alla noia dei duelli di Ip Man 3 c'è anche la delusione dell'attesissima regia del sequel de La Tigre e il Dragone. E nonostante non ci avesse mai convinto in pieno nemmeno il predecessore di Ang Lee, questo film è una cosa talmente brutta da essere imbarazzante. Prodotto da Netflix con una prevista diffusione parallela tra cinema e "tv", seguito da una polemica delle sale che non volevano più proiettarlo è un oggetto che nulla possiede del primo film e che riesce a gettare ai rovi anche quel poco di buono che c'era in passato. A partire dalla fotografia che era uno dei pregi de La Tigre e il Dragone; qua diventa la solita “cosa” solare e patinata da fiction (o da film in 3D), passando poi dal recitato in inglese dagli attori cino-americani fino all'assenza di atleti nel cast che impone l'introduzione di armi bianche o da lancio; un Donnie Yen visibilmente imbarazzato deve muoversi al rallentatore per poter reagire ai colpi non pratici degli altri attori. Il film avanza per inerzia, avvicendando storie prive di ogni interesse vissute da modelli, star, bellocci vari, con una Michelle Yeoh che cerca di tenere insieme i fili di una narrazione insopportabile che nella seconda parte tenta anche qualche barlume di azione sovrannaturale. Ad un certo punto l'unico punto di interesse è quello di seguire le gesta di una brava e carismatica Veronica Ngô Thanh Vân discreta atleta e attrice dell'action vietnamita The Rebel.
Per il resto una caporetto che riesce in un solo colpo a consumare la fama della saga, la reputazione degli attori e l'innegabile talento del regista.

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