D`Anothers

Voto dell'autore: 2/5

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D'AnothersJoyce Bernal, dolcissima regista del piacevole Mr. Suave continua per la sua strada e le cose da dire sono sempre le stesse. La ragazza dimostra talento ma sembra timorosa del responso del pubblico, delle pressioni della produzione, dell’aria di crisi che potrebbe far reagire un flop con una chiusura di carriera. Insicurezza. Perché non c’è altra spiegazione. E’ totalmente inspiegabile la convivenza di gag e battute di una finezza e un’intelligenza esemplare, dotate di tempi e ritmi rigorosi, irresistibili, affogate in un mare (più che in Mr. Suave) di idiozie becere e infantili continue, da recitina parrocchiale. Di nuovo la Bernal prende a prestito il corpo e le capacità recitative sempre più elevate di Vhong Navarro e gli appiccica addosso un ruolo diametralmente opposto a quello del film precedente; stavolta il ragazzo interpreta Hesus Resurrection (nomen omen), impacciato e sfigato timidone, sempre in crisi con la propria donna, pauroso e remissivo, oppresso al lavoro come a casa dalla zia e dai due cugini idioti. Ma in realtà non sa ancora di essere “l’Eletto”.

Il film inizia benissimo, una ciurma di strani personaggi che poi scopriremo essere fantasmi, dialogano con una voce e una luce verde che esce da una tazza del cesso incrostata. Subito dopo, dal marmoreo sanitario esce uno sciame di scarafaggi volanti realizzati in 3D. Fuggi fuggi. Titoli. Ogni 100 anni l’Eletto aiuta gli spettri terreni a passare il varco (la suddetta tazza) e a raggiungere l’aldilà. Il nostro Hesus eredita una immensa quanto lugubre stamberga popolata da una società gerarchica e organizzata di soli fantasmi.

D’Anothers viaggia a livelli di citazionismo allucinanti. Se personalmente non ho mai sopportato il citazionismo fine a sé stesso, senza una adeguata rielaborazione, elemento di cui oltretutto questo film è pieno, di tanto in tanto come già accennato scatta la genialità. E così se la casa è probabilmente la stessa del Pa-syiam di Matti (o quella del Feng Shui di Rono? O una ideale fusione delle due?) mentre il protagonista cerca di fuggire dall’ennesima apparizione giù per le scale si trova d’avanti una scena di un altro film. Il dubbio è che sia stata preso proprio il girato dell’altro film e non una ricostruzione fatta in loco. Hesus si trova davanti infatti la fantasmessa in bianco del successo horror filippino Feng Shui, con tanto di corpo verde-vestito (personaggio che non esiste in questo film) a terra. Ma non basta. Nel pozzo logicamente vive Sadako, in ospedale un tentativo di omicidio viene operato dalla zia obesa di Hesus agghindata come Elle Driver di Kill Bill (che dovrà combattere contro un misterioso ninja) e introdotta dalla canzoncina fischiettosa dello stesso film, mentre la OST di Lady Snowblood, rielaborata a modo suo, interviene quando meno te lo aspetti, in un’estetica Burtoniana alla Bettlejuice e un finale speziato al wirework un po’ troppo alla aMatriXiana. Insomma, aumenta il budget, viene confermato il talento ma anche i difetti restano e purtroppo gravano sul prodotto finale. Ma alla Bernal si perdona tutto. Aspettiamo con una certa eccitazione il prossimo film. Che sia la volta buona? Il cinema filippino è sempre più vivo.

Bonus e backstage. In foto la fantomatica scena estrapolata dal film Feng Shui.