Dark Tales of Japan

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Dark Tales of JapanDue sono le cose innegabili:

-Il cinema asiatico in generale e quello giapponese in particolare, dopo il boom del new horror ha trovato la propria gallina dalle uova d’oro e continua a produrre film del genere sufficienti a coprire il fabbisogno mondiale di paura video. Arrivati al presente, ossia ormai quasi un decennio dopo l’inizio di questa moda, si sta raschiando il barile e continuando a produrre film che spesso non sono altro che ripetizioni sterili della stessa idea, cloni, plagi, spesso inguardabili.

-Nonostante tutto non è raro continuare a trovare prodotti freschi, vari, complessi, ben fatti, che fanno realmente  paura o come si dice nell’ambiente degli addetti ai lavori, “funzionano”.

Spesso manca la freschezza ma il film continua ad essere interessante e coinvolgente. Un’altra tendenza vivace è quella dei film ad episodi, adatti per essere diffusi via cavo, in TV, via internet, in video, in sala o addirittura tramite cellulare. Altra caratteristica da tenere bene in mente è che spesso si fanno coinvolgere in questi progetti, nonostante budget spesso irrisori, nomi altisonanti del panorama cinematografico come per esempio Kiyoshi Kurosawa (Cure) o Takashi Shimizu (Ju-On). Dark Tales of Japan è una raccolta di cinque cortometraggi progettata per il passaggio televisivo nel canale giapponese TBS, durante lo show Suiyo puremia (Wednesday Premiere) e successivamente distribuita in VHS e DVD dalla “Geneon Entertainment K.K.” con il titolo di Nihon no Kowai yoru.Il risultato finale è discontinuo ma assolutamente piacevole.

Episodio 1: The Spiderwoman (Kumo-onna) di Yoshihiro Nakamura

Classico corto basato sulle leggende metropolitane locali è l’episodio che vanta gli effetti speciali più ricchi e vistosi. Fondendo la storia della ragazza che rincorre le automobili e quella della donna ragno, narra le vicende di un giornalista che cerca di risalire alla verità che si cela dietro questi racconti finendo alla fine a casa di una ragazza traumatizzata dalla visione della fantomatica “donna ragno”. Capirà troppo tardi di essere finito nella tana del nemico. Ottimi gli effetti speciali che mostrano trasformazioni, uomini avvolti dalle tele, visi coperti di occhi e una bellissima creatura metà donna e metà ragno che ricorda vistosamente uno dei nemici storici del Devilman televisivo. Irresistibile il ritmo, teso, ironico, ma al contempo inquietante, forse l’episodio più ludicamente J-horror-pop.

Episodio 2: Crevices (Sukima) di Norio Tsuruta (Ring 0, Premonition)

Probabilmente il corto meno esaltante, sottile, teso, paranoico, ma decisamente semplice. Un uomo viene chiamato dal padrone di un condominio perché il suo nome era stato messo come garante di un inquilino, suo vecchio amico, che da ben tre mesi non pagava l’affitto e non si faceva vedere. Una volta nell’appartamento l’uomo scopre che tutte le fessure, interstizi, chiusure dell’arredamento sono state sigillate con del nastro rosso scacciaspiriti (ricordate Kairo?). Il ragazzo si trasferisce nell’appartamento e scoprirà sulla propria pelle la presenza che possiede il luogo.

Episodio 3: The Sacrifice (Onamakubi) di Koji Shiraishi (Ju-Rei)

Storia interessante ma dal ritmo balordo. Una ragazza intuisce di essere stata maledetta da un collega di lavoro e al contempo ha un trauma legato all’infanzia quando la notte prima della morte della  nonna aveva visto una testa gigante accanto a lei. La storia sembra ripetersi con sua madre. Inquietante e malinconico, si avvicina ai pezzi buoni del J-horror ma non convince fino in fondo, forse anche a causa della testa gigante che ricorda un po’ Jabba the Hutt di Guerre Stellari.

Episodio 4: Blonde Kwaidan (Kinpatsu Kaidan) di Takashi Shimizu (Ju-On)

Grandissimo Shimizu a rimettersi in gioco e a non prendersi sul serio nell’episodio più divertente dei cinque. Un uomo in viaggio per lavoro a Los Angeles, feticista delle pulzelle locali bionde verrà perseguitato dal fantasma biondo di una ragazza uccisa nel suo appartamento. Praticamente il regista vira tutta la sua estetica costruita negli anni con la saga di Ju-On e la rigetta in versione bionda e solare (arrivando a fare una battuta sugli americani che fanno i remake degli horror giapponesi). Irresistibile il protagonista terrorizzato di fronte ad una testa che spunta da una montagna di riccioloni biondi. Un divertissement, nulla più.

Episodio 5: Presentiment (Yokan) di Masayuki Ochiai (Infection, Hypnosis)

L’episodio più melodrammatico, una triste storia di fantasmi di passaggio, tesissima e claustrofobica, paranoica nell’essere ambientata quasi interamente in un ascensore. Ogni accenno alla trama rovinerebbe la visione ma alla fine il film è quello che più si avvicina ai migliori horror giapponesi, quei film farciti di tematiche umane e introspettive.

Tra tanti film horror ad episodi prodotti in Giappone questo è sicuramente uno dei più vari e piacevoli. Leggero, puro intrattenimento ad altissima qualità e talento.