Detective Chinatown 3

Voto dell'autore: 4/5

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Chissà cosa pensava il regista Chen Sicheng quando gettava le basi del primo capitolo della saga di Detective Chinatown? Investimento modesto per gli standard locali (13 milioni di euro), un buon cast, una narrazione esilissima e puerile, ambientazione thailandese e un ottimo incasso, centosei milioni. 

Due anni dopo, nel 2018, viene realizzato un sequel; ambientazione newyorkese, budget sui 60 milioni, esce anche questo durante il capodanno cinese, incassa sui cinquecento milioni di euro e diventa il terzo maggiore incasso della storia del cinema cinese.

E poi arriva il capodanno cinese 2021: ambientazione giapponese, il budget ha superato i 100 milioni ma gli incassi stavolta raggiungono quasi i 700 milioni e il film diventa -ad oggi- quinto titolo al botteghino cinese (nel mentre i precedenti record sono stati superati e il peso dei film si è rimodellato).

Il perché lo accennavamo, indovinando, e avendone la conferma con questo terzo capitolo.

La saga di Detective Chinatown è ormai lo stereotipo del film da capodanno cinese che il pubblico va a vedere in quei giorni di festa. E' il film da vedere. Un corrispettivo di quei film che uscivano ad Hong Kong in quell'occasione.

Ma c'è un differenza. Che questo film ha superato l'esilità dei due precedenti e si attesta sul livello di un ricco intrattenimento di qualità e di straordinaria entità. Detective Chinatown 3 non sarà fine ed elegante ma diverte, intrattiene e non annoia un secondo e fortunatamente non lo fa solo con un'azione scriteriata o grazie agli effetti, ma ponendo le star in un intreccio basilare ma competente e sfruttando gli effetti digitali o per compensare e semplificare le riprese (come nella sequenza dell'Incrocio Hachikō di Tokyo, ricostruito in studio e rivelato durante i titoli di coda) o per delle idee costruttive giustificate dalla narrazione.

E lentamente, nell'affermazione e caratterizzazione dei personaggi, aggiungendone di nuovi, tessendo tasselli aggiuntivi il film arriva a descrivere una sorta di universo supereroistico (ma senza super eroi) che trova affermazione nell'epico e esaltante post finale con cameo a sorpresa.

Ma il film profuma bene fin dall'inizio con un arrivo a Tokyo dei protagonisti in piano sequenza che sviluppa una sequenza d'azione di massa, coreografata in stile musical, di ottima entità.

Aggiunge poi nuovi personaggi e attori inediti, riversando nella miscela la star dell'azione thailandese Tony Jaa in un ruolo comico, esilarante, e il giapponese Tadanobu Asano in quello di un ambiguo poliziotto.

Il resto del film è una girandola, un continuo luna park coloratissimo di intrecci e sviluppi continui che tiene serratissima l'attenzione dello spettatore.

La miscela esplosiva è -di nuovo- quella del grande cinema di Hong Kong ma internazionalizzata da un budget altissimo e uno sguardo più inclusivo nonostante il piglio culturalmente interno; commedia si, ma con grande azione, grandi star, finanche un tocco di melodramma convincente. L'alchimia funziona in virtù di un intrattenimento esile ma assolutamente onesto e funzionale.

Le due ore schizzano via alla velocità della luce, in maniera quasi colpevole nel gioire ed essere catturati da un oggetto così puerile ma al contempo di straordinaria vitalità.

Detective Chinatown 3 è il blockbuster libero e vivacissimo che forse mancava, meno globalizzato di tanti oggetti del resto del mondo (non si trattiene nella violenza e negli ammiccamenti sessuali), offre al pubblico quello che chiede senza tentare di abbassarne il quoziente intellettivo con rese ineleganti all'intelligenza e al linguaggio cinematografico. Di nuovo, il cinema cinese, anche il più vacuo si mostra come il miglior presente possibile. Un vero epicissimo film di supereroi-senza-supereroi che una volta tanto vale ogni singolo renminbi che si è portato a casa.