Exte: Hair Extensions

Voto dell'autore: 3/5

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exeDopo avere seguito le sue visioni e una propria poetica Sion Sono, regista dell’ormai classico Suicide Club, giunge ad un film più mainstream, con super attrice a carico (la Kuriyama Chiaki  fresca di Kill Bill) giocando con gli stereotipi e tessendo (letteralmente) il canto del cigno dell’horror capelluto di origine “yureica”, dopo il già significativo The Wig, di origine coreana. Ovvero, il gioco torna e finisce a casa propria, il Giappone, padre dei vari Ring, Dark Water, Audition, Ju-On, Tomie, Kairo, Cure, Perfect Blue et similia.
Ma il regista, che già ci aveva sorpreso con opere di straordinario ingegno e genio, non si accontenta di posare un’operina facile e conciliante, ma la infonde di fiumi di perturbante, stereotipi ottimizzati e comunque inventivi e una dolce e tenera partitura melodrammatica fresca e convincente (tutta la sequenza iniziale in bicicletta che introduce il personaggio interpretato dalla Kuriyama sembra uscito da un film di Nobuhiro Obayashi).
Il risultato è un melange raramente terrorizzante, spesso grottesco, perturbante e spettacolare, che si stacca da un horror base proprio tramite la firma evidente del regista. I capelli sono ormai ridotti a vera e propria entità invasiva, un blob abnorme che invade ambienti e ingurgita corpi, esonda, occupa, si insinua in ogni orifizio e esce squarciando l’anatomia delle vittime.
Ingegnoso ogni omicidio di ordinanza, ma si guarda con maggiore interesse –ed è probabilmente la partitura che spinge avanti con maggiore efficacia il film- tutta la delicata storia di violenze su una bambina da parte di una  madre collusa con dei gangster e, di nuovo, il “fantasma” assassino non è altro che una vittima, sfaccettata e con un proprio codice morale post mortem.
Summa del disturbante la figura del folle feticista dei capelli, snodo narrativo e innesto della tragedia, interpretato con preoccupante partecipazione e credibilità da un bravissimo Ren Otsugi, perfettamente in ruolo.
Bravo tutto il cast, coerente la regia, e anomalo nonostante la palese dichiarazione di intenti banali e poco originali, il risultato finale. Ne esce un ottimo horror, intelligente e che lascia a bocca aperta durante il delirante, ludico e inaspettato confronto finale.
Dopo questo film la carriera del regista avrebbe preso una anomala e imprevedibile svolta “autoriale” che l'avrebbe ricongiunto con l'inizio della carriera.