Fear Factors

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Fear FactorsTitolo intrigante per l’ennesima delusione in campo “horror” in zona Hongkonghese. Sembra ormai che dopo i grandi CAT III e gli horror visionari del passato nell’ex colonia non si riesca più a produrre nulla del genere di realmente riuscito. Probabilmente gli ultimi bei film di paura a memoria sono stati quelli di Soi Cheang che almeno tentavano di reinventare stili e temi radicandoli nel territorio e fasciandoli di riflessioni più complesse. Fear Factors regala due mediometraggi che a loro volta affrontano il genere in due modalità differenti riuscendo alla fine a sfuggire comunque dal genere e a giungere ad altro.
Nel primo, intitolato Subconscious, una coppia rapisce un uomo e lo rinchiude in un ospedale in costruzione abbandonato. Non sanno però che nell’edificio è presente un silente personaggio, che sono stati inseguiti da un secondo testimone e che il rapimento è destinato a fallire e ad annegare in eventi luttuosi. La storia è raccontata a blocchi scomposti, continui salti indietro nella progressione narrativa e frantumata in diversi punti di visione soggettiva dello stesso arco narrativo. La somma della parti dona il tutto. Non è nemmeno male alla fine, il regista ha un buon gusto dell’inquadratura e talvolta (ma solo talvolta) azzarda invenzioni fotografiche inusuali, ma la storia raccontata è ben poco e il troncone si lascia vedere e nulla più.
Catastrofica nella resa invece la seconda parte, Crazy Analysis, sempre ambientata in un edificio identico (lo stesso?) che parte dall’horror giapponese e vira nella commedia becera regalando un twist finale orribile sullo stile di un Wong Jing di quinta categoria. Pessimo. Per di più ci hanno messo mano ben due registi di cui uno, Ally Wong, dotato anche di un nutrito background.
Purtroppo un’opera alla fine indifendibile, che pone però fiducia sul regista della prima parte, Albert Mak (un pugno di regie alle spalle non memorabili) uomo che in futuro, ci auguriamo, possa produrre qualcosa di più riuscito.