Instant Swamp

Voto dell'autore: 4/5

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Instant SwampMiki si schiera agli antipodi della magniloquenza, della seriosità, della pretenziosità e del minimalismo, in piena controtendenza rispetto a parecchi suoi connazionali. Ma anche rispetto a gran parte del mondo, e non solo in ambito cinematografico. I suoi temi spaziano dall'inconsistente all'universale senza mai un'unghia di scontatezza o di faciloneria. Le sue storie si ritorcono su loro stesse, incespicano, si rialzano, ricadono, girano in tondo, iniziano cento percorsi e (non) ne chiudono altri cento. I suoi attori galoppano a briglie sciolte, esagerano, si sfogano, reinterpretano costantemente il copione, dando così vita a personaggi sicuramente paradossali, ma tanto ricchi di sfumature e contraddizioni da sembrare, piuttosto che verosimili, veri. Essi possiedono tante sfaccettature quante sono le difficoltà che devono superare, vivono di vita propria, delle loro idiosincrasie, delle loro baluginanti, tenere, disperate speranze. La trama del film non è facilmente riassumibile, proprio perché fatta di tanti piccoli episodi, specchi della vita di ognuno di loro.
Miki si prende gioco degli spettatori e di se stesso, in maniera tanto aggraziata ed educata da farlo sembrare un gioco innocente. Se Adrift in Tokyo, rispetto alle follie passate, aveva lasciato presagire un barlume di sanità nella mente contorta del regista, unitamente a un sensibile e profondo ispessirsi dei contenuti, Instant Swamp si ributta a rotta di collo nel campo minato del nonsense, demenziale, surreale, apparentemente senza troppe pretese. Sta di fatto però che la protagonista intraprenda una ricerca che, per quanto ci appaia infantilmente e comicamente testarda, per lei rappresenta un'imprescindibile urgenza, tanto da remare contro tutto e tutti, cambiando di volta in volta prospettive e obiettivi, giungendo a sconvolgere la propria vita in un climax finale emozionantissimo che ha del metafisico.
Lo scambio di battute "Perché l'hai fatto?" "Perché no?", oltre a cadere in un momento geniale è anche una dichiarazione programmatica del modus operandi di Miki, della libertà che trasudano le sue opere. Scarcassone, raffazzonato, assurdamente contorto e poco accomodante, Instant Numa non doppia le vette liriche raggiunte dal precedente Adrift in Tokyo - dove "lirico" assumeva una dimensione tutta mikiana - ma si attesta quale prodotto dall'alto valore intrattenitivo, ricco di nonsense, di humor nero, spensieratamente folle, libero e strafottente. A patto di avere una mente spensieratamente folle, libera e strafottente.
L'animo umano è come una palude: se è asciutto ha bisogno di essere reidratato. Cose meravigliose potrebbero scaturirne.