Kirei: The Terror of Beauty

Voto dell'autore: 4/5

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KireiFa assoluto piacere vedere il regista Matsumura Katsuya prendersi una pausa dal proprio “progetto ad vitam”, All Night Long, e concedersi un viaggio in un nuovo universo. Matsumura Katsuya in un certo senso può ricordare Takashi Shimizu, uomini votati quasi per l’intera carriera al riproporsi di un’idea fissa e consecutiva di cinema, la saga di Ju-On per uno, quella di All Night Long per l’altro. Null’altro in comune tra i due, soprattutto a livello tematico.

Una bella dottoressa impiegata in chirurgia plastica si trova a dovere confrontarsi con una cliente deforme che ha deciso di rimodellare l’intero corpo. Zigomi, naso, occhi, liposuzione, nella ricerca disperata di un corpo nuovo e dei relativi risultati che esso può portare a livello sociale. Ogni codice deontologico è destinato ad infrangersi di fronte alle pile di yen che la ragazza propone alla donna. Ma dopo l’operazione, la nuova Eva deciderà che è ora di riprendersi tutto quello che la vita le ha negato e che ha invece dispensato a piene mani alla dottoressa.

Impietoso e cinico il casting del film che contrappone alla ragazza deforme quella che oggettivamente è una delle più belle e dotate attrici giapponesi, Yukiko Okamoto già ammirata nello Yuda di Zeze Takahisa e in Caterpillar, episodio del progetto Rampo Noir. Il film si rivela una piacevole alternativa al “classico” horror nipponico, pacata e incanalata verso un surreale e destabilizzante grand guignol finale. Se di nuovo è un orrore tutto mentale quello diffuso e i pochi affettacci nel corso del film lasciano il tempo che trovano senza assurgere a ruolo di primo piano, il regista riesce con innegabile maestria a caricare il film di ritmo e coinvolgimento rilassato, senza adottare filosofie stantie e derive da autorialità forzata (che nell’adozione di temi come questo potrebbero facilmente tentare un regista); e questo è un assoluto pregio che salva il film dall’oblio, rendendolo una visione estremamente piacevole.