Kundo: Age of the Rampant

Voto dell'autore: 2/5

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Tempo prima dell'esordio in sala di questo film uscì il trailer che elettrizzò un po' tutti perché faceva presagire l'esistenza di un nuovo imminente titolo che pareva citare apertamente e ricalcare il meglio del capolavoro di Tsui Hark The Blade.
Rassicuriamo tutti subito dicendo che non è affatto così.

In un clima da chanbara giapponese con l'estetica del wuxia hongkonghese è presentato il classico nobile ricco, sanguinario e spietato. La sua violenza porta alla creazione spontanea di una squadra di briganti che dai boschi passa all'assalto per rubare al ricco e dare ai poveri. Tra le due fazioni si allinea la storia di un macellaio (la più bassa delle classi sociali locali) che viene circuito dal ricco, è costretto a deluderlo, vede sterminata la propria famiglia, è adottato dai briganti e si allena per la vendetta.

Ovvero la più classica delle trame del genere. Il problema in sé non è tanto la portata qualitativa che come sempre nel cinema locale è lussuosa e competitiva ma il fatto che il film non spinga mai il pedale su nulla. Mai sulla violenza tanto da apparire quasi puerile nel tenerla il più possibile fuori dai numerosi scontri. Blanda la regia che non si stacca mai da un classicismo fuori luogo. Sulla media quasi manieristica la performance degli attori. Per un qualcosa che dura più di due ore, diciamo che si tratta di un film di difficile sopportazione perché come il peggiore blockbuster hollywoodiano è totalmente inoffensivo e distante da ogni, necessaria aggiungiamo, ombra di perturbante. Il passato fuori dal tempo fatto di morte e sangue di The Blade si affaccia nei primi minuti per poi mutare in un qualcosa di sconclusionatamente pop nello stile di un western postmoderno che unisce musiche country a zoom e effetti eccessivi anche questi già visti negli ultimi decenni. Anche in questo aspetto da opera pop sopra le righe, però, il film decide di non assumersi responsabilità e personalità alcuna tenendo la componente in disparte senza renderla marca semantica espressiva.
Un buon prodotto quindi ma totalmente freddo e anonimo.