Kung Fu Fighter

Voto dell'autore: 3/5

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Un kung fu movie che si intitola Kung Fu Fighter, che utilizza logo e font di Kung Fu Hustle, con un cast al 65% composto da attori provenienti da Kung Fu Hustle, con scenografie urbane di Shanghai riciclate da Kung Fu Hustle, scontri e utilizzo del digitale vicino a Kung Fu Hustle e una storia simile (anche qui c’è una specie di “eletto” campione di arti marziali) a Kung Fu Hustle può partorire un film di qualità come Kung Fu Hustle? Questo film dà la risposta. E la risposta è “no”.
Fa pure piacere notare come ancora esistano prototipi e discendenti ed esista il raschiare del barile. Dopo il successo mondiale di Kung Fu Hustle si è reinvestito in quella direzione in tutti i modi possibili. Wong Jing ad esempio con la trilogia di Kung Fu Mahjong, e via un breve e tiepido revival delle arti marziali, attori ormai rimossi dall’immaginario rilanciati in grande spolvero (vedi Yuen Wah), e attori affermati che dopo il film sono diventati dei nomi quotati (Lam Tze Chung). Fa piacere anche guardare ai pessimi prodotti di questa casa di produzione, la MyWay, che produce “cose” solitamente orribili ma cerca comunque di crearsi una propria strada personale e coerente marchiando tutti i propri film di tratti immediatamente riconoscibili un po’ com’era un tempo con la Cinema City. Ah, la nostalgia! Comunque con questo film la nostalgia non basta.

Un ragazzo (l’inespressivo Vaness Wu) si reca alla volta di Shanghai per cercare suo padre fuggito da tempo lasciandolo solo con la madre. Lì entrerà in contatto sia con i gestori di una locanda (tutti pittoreschi campioni di arti marziali in incognita) che con un delinquentello antipatico (Lam Tze Chung) che con un bis di cattivoni o presunti tali. Grande boss finale interpretato nientemeno che da Fan –Story of Ricky- Siu Wong.

Il film è patinato/”plastificato” ma al contempo sontuoso, la regia di Kung Cheung Tak è tutto sommato old school e piacevole, e unita ad una sceneggiatura calibrata regala anche ottimi momenti. E’ però la meccanicità e scarsissima originalità a deludere oltre alla pecca più grande che sono le coreografie marziali sciatte e vistosamente frettolose che mai devono lasciare l’amaro in bocca in un film del genere. Probabilmente la riduzione dei budget non permette più adeguati allenamenti e pianificazioni di coreografie minuziose lasciando libero arbitrio ai tecnici del digitale sperando in un colpo di fortuna in postproduzione. Il film è comunque piacevole; fa nostalgia vedere un veterano come Bruce Leung Siu Lung (il cattivo di Kung Fu Hustle) pieno di talento gigioneggiare ai  massimi livelli o combattenti utilizzare come arma teiere, un abaco  o un piumino per la polvere; ma l’estrema freddezza del tutto e la scarsa inventiva tarpano le ali ad un prodotto tutto sommato dignitoso.