The Love of Siam

Voto dell'autore: 2/5

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Love Of SiamDopo un film indipendente (The Passenger of Li), un horror (Pisaj, 2004), il riuscito e terribile 13 Beloved, dopo essere passato al Far East Film Festival di Udine nel 2007 e dopo aver vinto qualche festival in giro per il mondo il regista ritorna con questa nuova prova del tutto inaspettata. Si, perché Love of Siam, come anche il titolo lascia presagire, è una sorta di melodramma sentimentale nostalgico, dramma generazionale, commedia adolescenziale, baciato da tocchi di omosessualità, il tutto fuso in un’unica lunghissima miscela (la director’s cut sfiora le tre ore). Ad essere sinceri ne sarebbero bastate la metà, come ai bei tempi del cinema di Hong Kong da 89’ fissi.

La resa finale è discontinua; se da un lato ammiriamo lo stile del regista, la sua capacità narrativa e soprattutto la pertinenza nel colpire lo spettatore (là con i colpi bassi, qua con il tessuto melodrammatico) dall’altra un senso di già visto e l’allungamento del brodino frenano la partecipazione emotiva. E dire che l’inizio ambientato durante l’infanzia dei protagonisti (il resto del film si svolge durante l’adolescenza) commuove fin dai primi minuti toccando corde giuste e mostrando un candore e un calore esemplari. Ottime svolte narrative anche nella seconda parte, ma travolte dal film che arrivato ad un certo punto sembra ingolfarsi mentre si avvia verso il goffo finale sinceramente poco riuscito. Tutto sommato Love of Siam rappresenta una frangia nuova del cinema thailandse, quella che ormai può confrontarsi ad armi pari con il cinema del resto del mondo; difatti Love of Siam rievoca per certi versi umori timidi e candidi di tanti piccoli film umili giapponesi, piccoli gioiellini per gli occhi e per il cuore, mentre se un altro film thailandse del genere bisogna evocare, il pensiero ci corre immediatamente al bel Dear Dakanda di pochi anni fa.

Un rapporto di amicizia tra due ragazzini di provincia, Mew (Witwisit Hirunwongkul) e Tong (Mario Maurer) costretti a separarsi, rimbalza anni dopo in città quando casualmente si reincontrano. Parallelamente storie di amicizia, famiglia e amori sospirati si affacciano ciclicamente lungo la partitura narrativa.

Alla produzione troviamo il lungimirante Prachya Pinkaew, già regista del noto Ong Bak mentre il film si è piazzato al primo posto in patria nella settimana di uscita scalzando lo statunitense Beowulf, mettendo d’accordo pubblico e critica e incassando una quantità enorme di premi e nomination in vari festival nazionali. Da menzionare infine l’interpretazione convincente e carismatica della brava Chermarn Boonyasak (Buppah RahtreeLast Life in the Universe).