Marebito

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MarebitoMasuoka, un cameraman, si imbatte nello strano suicidio di un uomo che sembra essere terrorizzato da qualcosa. Incuriosito, ritorna sul luogo del suicidio (un sotterraneo della metropolitana) alla ricerca del “vero terrore”. Dopo alcuni incontri inquietanti si imbatte in una creatura, una ragazza incatenata, la libera e la porta nel suo appartamento. La ragazza, “la creatura” (Marebito), possiede denti affilati da vampiro e sembra nutrirsi solo di sangue. Masuoka, che controlla la creatura attraverso telecamere e video-telefoni, comincia a mutilarsi e a uccidere altre persone per nutrire la creatura. La pazzia sembra impadronirsi di lui.

Interpretato dall’attore e regista Shinya Tsukamoto, Marebito è un curioso esperimento horror low-budget, girato direttamente in dvcam e gravitante attorno a temi classici del genere come il vampirismo e temi un po’ più recenti come il rapporto fra morte, paura e lente della macchina da presa (Cannibal Holocaust prima, Henry: Portrait of a Serial Killer e The Blair Witch Project poi, tanto per citare qualche titolo) e fra uomo e nuove invenzioni elettroniche (Phone, The Call, ecc.  ecc.) . Il film è nient’altro che una lunga, sanguinaria ossessione del protagonista che si aggira per le strade con videocamera in mano, fino a riprendere il grottesco suicidio di un uomo terrorizzato a tal punto da piantarsi un coltello in testa “per non vedere più”. E proprio qui, nell’ossessione del vedere, nel riprendere la paura con la propria videocamera, nel non capire più la differenza tra falso e reale, sta forse il maggior merito del film, delle sue immagini traballanti e spurie, palesemente finte eppure più reali proprio perché appaiono in quei mezzi di utilizzo quotidiano come la televisione, la dvcam, il display di un videotelefonino. Alla fine, accese le luci, si è lieti di uscire dall’incubo sleazy e amatoriale di Shimizu, non vorremmo usare la parola snuff a sproposito (anche se è sempre a sproposito quando si parla di film horror), ma certi omicidi, con il sangue che schizza sopra la lente della macchina da presa non possono che far pensare a questo. Non mancano momenti di humour nerissimo, si pensi alla creatura alimentata con biberon pieni di sangue, e sottilmente erotici, con Masuoka che si svena e si fa succhiare il sangue dalla creatura con un misto di piacere e sofferenza (sex & violence: Japan docet). Un horror grezzo e sporco, a mio parere un passo avanti rispetto alle convenzioni dei precedenti Ju-On (che pure erano due film terrorizzanti).