Meat Grinder

Voto dell'autore: 3/5

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meat grinderMentre il pubblico fuggiva prima del finale dalla proiezione al Festival di Cannes, mentre nessuno si aspettava nulla dal regista di schifezze del calibro di The Sisters e Ghost Delivery, mentre i poster ultragore facevano ipotizzare una pataccata clone della saga di Art of the Devil, ecco che invece la Thailandia produceva uno degli horror più sobri e interessanti dell’anno. Certo, va detto subito, la solfa alla fine è nota; un ristorante in cui si cucinano squisite zuppe utilizzando carne umana. Ma alla fine è solo un elemento iconico come gli speroni nei film western. Il materiale viene rimescolato e reinterpretato, i blocchi di montaggio scomposti, la partitura melodrammatica gonfiata fino a oltre i livelli guardia e quello che ne esce fuori è un ideale fusione tra il classico del CATIII di Hong Kong The Untold Story e Zee Oui. E’ vero che il film abbonda di violentissime sequenze gore ma siamo ben lontani dai furori pop epilettici di un CATIII.
Inaspettatamente il regista (avrà pagato pegno con i film precedenti?) sfodera una regia calibrata e sempre sotto controllo, a tratti fonte di momenti di grandissima finezza che spesso regala ottime fette di cinema. La fotografia è deliziosa e creativa e spesso lancia il film su livelli assolutamente pittorici con un quadro colmo e sapiente tutto da osservare. Domina l’opera la performance attoriale di una intensa e complessa Mai Charoenpura nel ruolo della squilibrata protagonista.
Numerose le sequenze memorabili ma rimarrà nella mente di tutti gli spettatori una lunga inquadratura fissa (senza musica, solo audio) in cui la macellaia in silhouette controluce, immobile, osserva una coppia macellata e agonizzante. Ottimi pezzi di cinema da un regista che, stando ai credits, sembra aver curato praticamente ogni elemento del film dalla fotografia, al montaggio, dalla regia alla sceneggiatura. La Thailandia conferma la sua ormai raggiunta competitività in campo cinematografico, la sua altissima qualità, libertà ed inventiva oltre a produrre ormai gli horror più originali del mondo. Le mancava, al momento dell'uscita di questo film, solo la prolificità per potersi beare di essere la Hong Kong del nuovo secolo. Invece ha poi subito negli anni successivi un inaspettato crollo qualitativo e produttivo.